Il 3 maggio i pm avevano inoltrato
la richiesta di processo sulla prima tranche del "pacchetto
Visibilia", che vede imputato anche Paolo Giuseppe Concordia,
collaboratore esterno con funzioni di gestione del personale di
Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria, oltre alle due
stesse società.
Secondo l'accusa, non solo in quel periodo, dal "31 maggio
2020 al 28 febbraio 2022", ad amministrare Visibilia Editore e
Concessionaria erano Santanchè e Kunz, ma entrambi, assieme a
Concordia, sarebbero stati consapevoli di aver richiesto e
ottenuto "indebitamente", per un totale di 13 dipendenti, la
cassa integrazione in deroga "a sostegno delle imprese colpite
dagli effetti" della pandemia Covid. L'aggiunto Pedio e i pm
Gravina e Luzi della Procura guidata da Marcello Viola nelle
indagini hanno raccolto a verbale le parole dei dipendenti, i
quali avrebbero confermato che la ministra sapeva: sarebbe stata
a conoscenza del fatto che i dipendenti stavano continuando a
lavorare, mentre l'istituto pensionistico versava oltre 126mila
euro, per un totale di oltre 20mila ore, "direttamente ai
dipendenti o a conguaglio alla società".
A Santanchè, così come agli altri due, viene contestato di
aver "dichiarato falsamente" che quei dipendenti fossero in
cassa "a zero ore", quando invece svolgevano le "proprie
mansioni" in "smart working", come Federica Bottiglione, l'ex
manager che con la denuncia ha fatto scattare le indagini. Nel
mirino dei pm pure le integrazioni che sarebbero state date per
compensare le minori entrate della Cig rispetto a quelle dello
stipendio: una "differenza", scrivono i pm, che sarebbe stata
corrisposta con "finti rimborsi per 'note spese'".
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