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>>>ANSA/ Confindustria al passaggio di consegne Bonomi-Orsini

>>>ANSA/ Confindustria al passaggio di consegne Bonomi-Orsini

Quattro anni complessi, dal covid alle guerre. Ora ancora sfide

ROMA, 19 maggio 2024, 14:09

Redazione ANSA

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Passaggio di consegne in Confindustria. Giovedì, con il voto in assemblea, gli industriali sono chiamati ad eleggere Emanuele Orsini presidente di Confindustria per i prossimi quattro anni. Ha di fronte sfide esterne, in uno scenario dell'economia e delle relazioni industriali con molti fronti aperti, ed interne nel sistema di rappresentanza degli industriali dove sembra prospettarsi una nuova stagione di forti cambiamenti. E' stata letta in questo senso l'accelerazione nell'indicare la scelta per il prossimo direttore generale, Maurizio Tarquini: arriva da Unindustria ed è considerato un profondo conoscitore della 'macchina', un sistema complesso.
    Dopo polemiche e veleni nei mesi della campagna elettorale, per Orsini la prima prova è stata quella di lasciarsi subito alle spalle quel clima, ricomporre le fratture anche con un segnale chiaro nel nominare la squadra dei vicepresidenti lo scorso 18 aprile: gli è stato riconosciuto di aver guardato a competenze e qualità.
    A ripercorrere gli ultimi quattro anni il dossier del passaggio di consegne è ampio. Carlo Bonomi lascia via dell'Astronomia dopo sfide di cui resterà traccia nei libri di storia. E' stato designato il 4 aprile 2020, in videoconferenza: quel giorno alla riunione in via dell'Astronomia erano fisicamente presenti solo il presidente uscente Vincenzo Boccia, l'allora direttrice generale Marcella Panucci, i due candidati.
    L'Italia era nel buio di una incognita che faceva paura, il Covid: una sfide dura e inedita anche per le imprese, come per il protocollo per la sicurezza, che ha poi fatto scuola in altri Paesi, ma anche per garantire il traffico delle merci, e più avanti per superare il blocco dei licenziamenti con l'impegno degli industriali a sostenere una fase di rilancio anche per l'occupazione. Arrivano anche la crisi dell'approvvigionamento di materie prime, l'emergenza dell'energia, le guerre. C'era il rischio che le continue emergenze soffocassero ogni prospettiva di più ampio respiro. Sono stati invece cercati anche momenti 'alti', come per le ultime due assemblee pubbliche degli industriali: una in udienza dal Papa, l'altra incentrata sull'intervento dal palco del Presidente della Repubblica, non era mai accaduto prima.
    Se chi lo conosce bene dovesse pensare ad un rammarico, al termine di questi quattro anni, probabilmente bisogna ricordare il 29 settembre del 2020, la sua prima assemblea pubblica da leader di Confindustria: Carlo Bonomi chiede una "visione alta e lungimirante", un "nuovo grande patto per l'Italia". Trova la sponda in Mario Draghi ma il confronto tra parti sociali resta arenato sulle divisioni tra sindacati. Le condizioni c'erano.
    Sul fronte delle relazioni industriali è una stagione in cui, per esempio, Confindustria ha garantito puntualmente il rinnovo dei contratti. Intanto al Governo si sono avvicendati tre interlocutori molto diversi: Giuseppe Conte, Mario Draghi, Giorgia Meloni. E' stato il terreno di confronto per battaglie come il taglio dell'Irap e del cuneo fiscale.
    Dietro le quinte, un ampio lavoro interno di riorganizzazione e di riequilibrio della gestione economica di Confindustria, anche per le partecipate: ne è un esempio il percorso di rilancio del gruppo 24 ore. Dopo lo scoppio della guerra Carlo Bonomi arriva a Kiev, apre una sede, uno sportello per le imprese. E' un tassello del percorso di spinta all'internazionalizzazione fortemente voluto da Bonomi che chiama in via dell'Astronomia l'Ambasciatore Raffaele Langella, attuale dg. Si rafforza il rapporto con le altre 'confindustrie', in particolare con i tedeschi di Bdi e i francesi di Medef: riconoscono all'Italia un ruolo guida nel confronto sulle politiche industriali europee. Apre la sede di Singapore, poi anche la sede di Washington e con un evento d'eccezione: l'esposizione negli Stati Uniti di dodici fogli del Codice Atlantico di Leonardo da Vinci, "il miglior ambasciatore per l'industria italiana ed il genio italiano".
   

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