(di Chiara Venuto)
Quando Francesco Maria Chelli, il
candidato al vertice dell'Istat scelto dal ministro per la Pa, è
arrivato a Palazzo Madama, ha detto subito "non rilascio
dichiarazioni". Poche ore prima era uscita un'indiscrezione
sulla poca trasparenza nel processo di nomina alla presidenza.
Ma l'accusa, in realtà, non è rivolta a lui, che durante la sua
audizione aveva solo il compito di dimostrare di avere il
physique du rôle alle commissioni Affari costituzionali di
Camera e Senato, le ultime ad avere la parola sul suo destino.
La poca chiarezza sarebbe colpa del ministero. La procedura
prevedeva che una commissione valutasse le candidature e
sottoponesse tre nomi al ministro Paolo Zangrillo, il quale ha
optato per Chelli. Ma, accusano gli oppositori, non sono stati
pubblicati né i nomi dell'organismo di selezione, né quelli
della terna finalista, che Zangrillo non avrebbe nemmeno
incontrato prima della sua scelta. Cose invece avvenute in
passato. Le affermazioni sono state smentite prima
dell'audizione dal dipartimento della Funzione pubblica in una
nota in cui puntualizza che non c'è stata "nessuna procedura
opaca".
Dal 15 maggio 2023 Chelli è il "presidente facente funzioni".
Sostituisce Gian Carlo Blangiardo, la cui riconferma non aveva
ottenuto il via libera delle Camere, dove sono necessari i due
terzi dei voti delle commissioni Affari costituzionali.
Durante l'audizione, Chelli ha presentato i suoi titoli e
un'idea di futuro per l'Istat nel nome della "modernizzazione",
del "dialogo più esteso con i cittadini e le imprese" e la
collaborazione con le istituzioni pubbliche. Ma non gli è stata
risparmiata anche qualche critica alla vigilia di un presidio
dei sindacati Istat. L'istituto è sotto organico e spesso la
raccolta dati è affidata ad aziende esterne, ha denunciato la
senatrice M5s Alessandra Maiorino. Alcuni fenomeni sociali come
il disagio giovanile non vengono più calcolati, ha fatto notare
la deputata Pd Simona Bonafè. "Il personale non vedeva una
progressione da oltre 10 anni", ha risposto Chelli, e si è
preferito promuovere un terzo dei dipendenti al fare nuove
assunzioni, ma "c'è stata una ripresa nel numero del personale".
Per quanto riguarda l'esternalizzazione, "è una necessità in
alcuni casi" e per evitarla "ci vorrebbero davvero centinaia e
centinaia unità di personale in più".
Intanto, però, bisognerà aspettare prima della prova del voto
per la sua nomina. La scelta è stata rimandata dopo la richiesta
da parte dell'opposizione di chiarimenti attraverso un'audizione
del ministro Zangrillo.
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