(di Alessandra Moneti)
A Vinitaly il vino di oltre 40mila
espositori ha conquistato i galloni di portabandiera del Made in
Italy riuscendo ad intrecciare diplomazia, arte, formazione
scolastica, scelte agronomiche e sfida climatica, oltre al
business del vino e dell'enoturismo, con 13,4 milioni di
appassionati secondo dati Ismea, e tour brassicoli, nuova
tendenza di viaggio per incontrare i produttori di birra
artigianale. Un coro a più voci dunque che ha registrato 97mila
presenze a Verona, la città dell'Arena. In leggero incremento
tra i padiglioni espositivi gli operatori esteri da 140 nazioni
a quota 30.070 (31% sul totale), di cui 1200 top buyer (+20% sul
2023) da 65 Paesi selezionati, invitati e ospitati da
Veronafiere in collaborazione con Ice Agenzia. "Vinitaly
conclude la sua 56/a edizione con risultati straordinari,
confermando il prestigio e l'importanza del settore vitivinicolo
italiano a livello internazionale. Siamo di fronte a un chiaro
segnale del continuo interesse per i nostri vini nel mondo,
simbolo di qualità, storia, natura, cultura e tradizioni di cui
l'Italia è orgogliosa" sottolinea il ministro dell'Agricoltura e
della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida nel raccontare
dell'ottimismo percepito tra gli imprenditori. A fine kermesse
scaligera di bilancio positivo, nonostante le preoccupazioni per
le conseguenze e i costi crescenti dovuti alle guerre in corso
in Medio Oriente e in Ucraina, parlano tutte le organizzazioni
agricole e quelle di rappresentanza del comparto vinicolo. Per
il presidente di Coldiretti Ettore Prandini "è stato un Vinitaly
con dei numeri confortanti per le esportazioni di vino che
valgono oggi 7,8 miliardi di euro, prima voce
dell'agroalimentare Made in Italy all'estero". I giovani sono
tornati in massa tra i padiglioni di Veronafiere aperti a un
pubblico professionale a testimoniare il ricambio generazione in
corso nelle cantine e le nuovi mestieri del marketing, del
digitale, dell'agricoltura di precisione oggi indispensabili
nelle aziende vitivinicole al passo coi tempi. Cresce anche
l'interesse per il business del vino biologico, con la
Cia-Confederazione agricoltori italiani che ha promosso una
enoteca bio nel proprio stand selezionando per la mescita
etichette green, le più apprezzate dalle giovani generazioni.
Del resto, il consumo del vino si va ringiovanendo, secondo uno
studio Enpaia-Censis presentato a Vinitaly 2024, nel 2002
consumava vino il 48,7% dei giovani, il 65,1% tra gli adulti e
il 59,9% tra gli anziani. Dopo 20 anni, i giovani consumatori
sono il 53,7%, cinque punti percentuali in più, e rivendicano un
ruolo relazionale del consumo enoico, più fuori casa che tra le
mura domestiche. In questa edizione di Vinitaly si è sentita
anche la voce di chi il vino non lo beveva e ora si avvicina a
questo consumo scegliendo etichette a bassa o zero gradazione
alcolica. I produttori italiani di dealcolati lamentano un vuoto
normativo che rallenta lo sviluppo della filiera italiana del
Nolo, il bere no e low alcohol, ma il ministro Lollobrigida ha
aperto, con grande soddisfazione di Federvini e Unione Italiana
Vini, una via di dialogo sul tema: "ci confronteremo con la
scienza e col mondo produttivo e troveremo la migliore
soluzione, ma non chiamano vino i dealcolati. Il made in Italy
non può perdere quello che già ha conquistato e sul vino
tradizionale siamo una eccellenza" ha ricordato il ministro.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA