"Andando per ordine - osservano fonti
di Palazzo Chigi -, lo scorso 6 marzo l'Istat ha pubblicato una
nota nella quale affermava che, nel complesso, le misure
introdotte nel corso del 2023 dal Governo (ad esempio il taglio
del cuneo fiscale fino a 7 punti percentuali e l'aumento
dell'assegno unico graduato per Isee) hanno portato ad un
aumento, seppur lieve, dell'equità della distribuzione dei
redditi. L'effetto più evidente di questa redistribuzione si è
registrato sul rischio di povertà che è diminuito di oltre un
punto percentuale, dal 20% al 18,8%. Quindi - continuano le
stesse fonti - un risultato positivo in termini di politiche di
contrasto alla povertà e di sostegno ai redditi più bassi messe
in campo dall'Esecutivo. Il rischio di povertà al quale si fa
riferimento nella nota indica la percentuale di persone che
vivono in famiglie con un reddito disponibile inferiore a una
determinata soglia di rischio di povertà (soglia fissata al 60%
della mediana della distribuzione individuale del reddito
disponibile equivalente)".
"Il 26 marzo l'Istat - affermano sempre fonti di Palazzo
Chigi - ha pubblicato una seconda nota contenente una stima
preliminare sulla povertà assoluta e sulla spesa delle famiglie
italiane nella quale si legge che: 'Nel 2023, secondo le stime
preliminari, l'incidenza di povertà assoluta è pari all'8,5% tra
le famiglie (8,3% nel 2022) e al 9,8% tra gli individui (9,7%
nel 2022), in un quadro di sostanziale stabilità rispetto al
2022'. Si è registrato, quindi, nelle stime, un lieve aumento
dell'indice di povertà rispetto all'anno precedente, talmente
lieve che il nostro ufficio statistico parla di stabilità".
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