(di Igor Greganti e Francesca Brunati)
Non solo in quel periodo, dal "31
maggio 2020 al 28 febbraio 2022", ad amministrare Visibilia
Editore e Concessionaria, ossia a prendere le decisioni, erano
Daniela Santanchè e il compagno Dimitri Kunz, ma entrambi,
assieme a Paolo Concordia, "collaboratore esterno", sarebbero
stati consapevoli di aver richiesto e ottenuto "indebitamente"
la cassa integrazione in deroga "a sostegno delle imprese
colpite dagli effetti" della pandemia Covid.
Ne è convinta la Procura di Milano che, a riscontro delle
accuse mosse nell'imputazione di truffa aggravata ai danni
dell'Inps, relativa al primo filone del caso Visibilia appena
chiuso, ha raccolto le parole a verbale dei dipendenti, i quali
avrebbero confermato che la ministra del Turismo sapeva: era a
conoscenza del fatto che loro stavano continuando a lavorare,
mentre l'istituto pensionistico versava oltre 126mila euro, per
un totale di oltre 20mila ore, "direttamente ai dipendenti o a
conguaglio alla società". In particolare, come si legge
nell'atto di chiusura delle indagini dell'aggiunto Pedio e dei
pm Gravina e Luzi, condotte dal Nucleo di polizia economico
finanziaria della Gdf, oltre 36mila euro "a vantaggio della
Visibilia Editore", per sette dipendenti, e quasi 90mila euro a
favore della Concessionaria su sei lavoratori.
A Santanchè, così come agli altri due indagati (per le
società c'è la responsabilità amministrativa degli enti), viene
contestato di aver "dichiarato falsamente" che quei dipendenti
fossero in cassa "a zero ore", quando invece svolgevano le
"proprie mansioni" in "smart working", come Federica
Bottiglione, l'ex manager che con la denuncia ha fatto scattare
le indagini. La senatrice di Fdi, per i pm, sarebbe stata a
conoscenza anche delle integrazioni che venivano date per
compensare le minori entrate della Cig rispetto a quelle dello
stipendio pieno: una "differenza", scrivono i pm, che sarebbe
stata corrisposta con "finti rimborsi per 'note spese' e 'spese
di viaggio' annotate nel Libro Giornale delle società e omesse
nel Libro Unico del Lavoro (sezione buste paga)". Rimborsi
fittizi che sarebbero stati effettuati tramite "bonifici". Il
fine era sempre "occultare" la "attività effettivamente
prestata".
In più, ai tre viene contestato, nei casi "di cassa
integrazione dei giornalisti", di aver fatto "risultare nel
Libro Unico del Lavoro, la retribuzione decurtata delle giornate
indicate dall'azienda come sospese", ovvero sei giorni al mese,
mentre invece erano "occupati a tempo pieno". Intanto, i legali
di Santanchè, che ha sempre respinto le accuse dando per
"acquisita agli atti la mia estraneità a ogni decisione
societaria relativa alle modalità della messa in cassa
integrazione", hanno avuto accesso alle carte depositate. E così
la difesa nei prossimi giorni potrà valutare se chiedere
l'interrogatorio o consegnare una memoria difensiva.
Prima della richiesta di processo su questo capitolo,
arriverà comunque nei prossimi giorni un'altra chiusura
indagini, quella sul presunto falso in bilancio su Visibilia,
che vede la ministra indagata con Kunz, la sorella ed altri. Nel
frattempo, per definire pure l'ultimo filone del "pacchetto
Visibilia", con un ordine di esibizione è già stata raccolta
la documentazione bancaria relativa ai flussi di denaro che
riguardano la compravendita della villa di Forte dei Marmi di
proprietà di Francesco Alberoni acquistata, quando il sociologo
era ancora in vita, da Kunz e da Laura De Cicco, moglie del
presidente del Senato Ignazio La Russa, per 2 milioni e 450 mila
euro.
Villa che i due hanno rivenduto in un'ora all'amico
imprenditore Antonio Rapisarda per 3 milioni e 450 mila euro.
Una plusvalenza che potrebbe essere in parte servita, è
un'ipotesi, per tamponare la crisi del gruppo editoriale. Altri
guai per la senatrice, infine, potrebbero arrivare dal
fallimento di Ki Group srl, una delle società del gruppo del
bio-food che l'esponente di FdI ga gentito con l'ex compagno
Canio Mazzaro, il quale ora è a processo per altre vicende.
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