I fondi del Piano Juncker per
l'Italia, secondo Paese beneficiario in Europa, sono 8,5
miliardi di euro di garanzie e hanno dato luogo all'attivazione
di 50 miliardi di euro come prestiti al sistema delle imprese e
in Italia. Un misura che ha funzionato bene, un po' meno nelle
regioni del Sud, che ne ha tratto beneficio lo stesso, a causa
delle difficoltà di accesso al credito. È' uno dei dati emerso
nella tappa di Catania del "Tandem Tour", organizzato dalla
Rappresentanza della Commissione europea in Italia con la Cdp.
Il ricercatore dello Svimez, Stefano Prezioso, ha osservato
come la caduta degli investimenti in Sicilia sia stata molto
forte", ma che "servirebbe una maggiore conoscenza di questi
fondi e una maggiore capacità di arrivarci". "Le imprese del
Mezzogiormo - ha rivelato - stanno bene, hanno ormai parametri
di redditività ed efficienza simili a quelli del Nord. Il
problema è che il loro numero è drasticamente calato: la crisi
ha fatto una fortissima selezione. Prima erano 100. Ora ne sono
rimaste 3O, lavorano come quelle del Nord e hanno gli stessi
indicatori. Ma sono poche. Per quintuplicare questo numero una
soluzione potrebbero essere le Zone economiche speciali".
Prezioso ha spiegato che "gli investimenti pubblici,
specialmente quelli per opere pubbliche, hanno un moltiplicatore
superiore all'unità, il che vuol dire che un euro messo in opere
pubbliche produce generalmente 1,40 centesimi di euro". "Il Sud
- ha continuato - non è quel vuoto a perdere che tutti pensano,
ma se uno investe c'è una risposta buona da parte di quest'area,
che ha bisogno fortemente di investimenti pubblici perché sono
il più grande attivatori di occupazione che c'è specie quali in
opere pubbliche e la loro ripresa, oltre a far aumentare il più,
determinerebbe un incremento occupazionale molto forte: un piano
di investimenti di un miliardo l'anno - ha ipotizzato -
creerebbe 50 mila posizioni lavorative aggiuntive l'anno".
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