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Responsabilità editoriale di Advisor
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La domanda di infrastrutture, la mancanza di finanziamento da parte dei governi e le iniziative di privatizzazione a livello globale sono destinate ad aumentare nei prossimi decenni e questo apre per i gestori e gli investitori un’ampia gamma di nuove opportunità legate alle infrastrutture.
Da un punto di vista funzionale, le infrastrutture facilitano la produzione e la distribuzione di beni e servizi sociali essenziali per le economie e le comunità che vengono servite.
“Gli investimenti infrastrutturali quotati possono offrire maggiore liquidità e diversificazione rispetto agli investimenti diretti di private equity. La capacità di resilienza e la stabilità dell’asset class garantiscono una visibilità maggiore rispetto ad altre asset class sugli utili e sui flussi di cassa futuri” sottolinea Giampaolo Giannelli di Nuveen, asset manager con oltre 30 anni di esperienza nel settore degli investimenti a impatto e un patrimonio di 6,5 miliardi di dollari di asset infrastrutturali in gestione.
Aggiungere infrastrutture quotate a un portafoglio d’investimento può contribuire a integrare e diversificare i portafogli più tradizionali. “I titoli infrastrutturali quotati o pubblici sono emessi da società che possiedono o gestiscono asset e servizi infrastrutturali. Gli asset manager di solito offrono agli investitori accesso a questa classe di attivo attraverso un portafoglio di società che possono essere diversificate per settori e aree geografiche. La scelta della giusta strategia sulle infrastrutture quotate può dipendere dalla corrispondenza tra gli obiettivi di investimento della strategia e quelli degli investitori.” spiega l’esperto di Nuveen, che in tale ambito presenta due fondi dedicati. Il primo è il Global Clean Infrastructure Impact (UCITS) che offre un’esposizione alle società di infrastrutture pulite intenzionate a superare le sfide ambientali e in grado di migliorare le caratteristiche operative per generare risultati positivi e misurabili nel mondo reale e, il secondo, il Global Infrastructure dedicato a offrire una crescita a lungo termine del capitale e del rendimento investendo in titoli azionari emessi da società internazionali che possiedono o gestiscono strutture, impianti e servizi di importanza essenziale.
Oggi è quindi possibile coniugare la vocazione ESG alle infrastrutture. Si tratta di investire in infrastrutture sostenibili, spesso definite anche “pulite” o “green”, che hanno gli stessi vantaggi tecnici delle infrastrutture tradizionali (diversificazione, liquidità, minore volatilità) e consentono, in aggiunta, di avere un impatto intenzionale positivo sulle persone, le comunità e il pianeta, sempre nell’ambito di offrire rendimenti competitivi. “Quando si costruisce un portafoglio di infrastrutture quotate sostenibili, gestito attivamente, le considerazioni relative agli investimenti responsabili o ai fattori ESG possono essere incorporate in tutto il processo di investimento, a partire dalla definizione dell’universo di investimento iniziale fino alla costruzione del portafoglio. Il monitoraggio, l’analisi e la rendicontazione possono contribuire a garantire l’integrazione e l’allineamento continuo delle tematiche ESG. Le strategie sostenibili cercano anche di generare impatti ambientali e sociali reali intenzionali e misurabili” conclude Gianneli.
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