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Responsabilità editoriale di Advisor
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La foresta amazzonica si estende per 6,9 milioni di kmq nel continente sudamericano, con la maggior parte del territorio brasiliano. Tuttavia, sta per trasformarsi in una savana, poiché la crescita significativa dell'industria dell'allevamento del bestiame sta portando alla deforestazione. Queste attività contribuiscono a un quinto delle emissioni globali di gas serra (GHG). La distruzione delle foreste tropicali sta diventando un problema globale, in quanto distrugge uno strumento chiave per combattere il cambiamento climatico. Come si può intervenire per combattere tale fenomeno? Cosa possono fare gli investitori per dare un contributo concreto alla lotta alla deforestazione?
Come evidenzia HSBC, asset manager globale con una forte vocazione ESG, nel suo insight #WhyESGMatters, si possono mettere in atto una serie di iniziative pubbliche e private che possono contribuire a frenare la deforestazione in Amazzonia.
Ad esempio uno studio del WWF di maggio 2021 ha rilevato che il 94% delle aree disboscate nelle regioni amazzoniche e del Cerrado può essere dovuto ad attività illegali, il che evidenzia una preoccupante mancanza di trasparenza e un grave problema strutturale di governance e di applicazione della legge. I tassi di deforestazione sono peggiorati in Brasile dal 2013, sollevando seri interrogativi sull'efficacia delle attuali iniziative pubbliche e private.
Un altro esempio può essere rappresentato dal fatto che il Brasile ha intrapreso un percorso di decentramento della gestione ambientale dal livello federale a quello statale e, più recentemente, a quello municipale. Tuttavia, questo ha portato a una grande dissonanza delle politiche ambientali nel Paese, rendendo più difficile per le politiche avere un impatto reale. Sarebbe infatti indispensabile un'adeguata supervisione e gestione di questo tema, con maggiori poteri per le agenzie federali.
Una soluzione potrebbe essere rappresentata dal fatto che le banche non dovrebbero essere autorizzate a concedere crediti agli allevatori che hanno praticato la deforestazione illegale. Così come la piena tracciabilità del bestiame potrebbe rappresentare un passo importante.
Un ruolo importante lo giocheranno gli importatori che possono migliorare l'approvvigionamento, seguendo l’esempio della Cina che già impone standard di qualità e salute degli animali molto elevati, oppure gli stessi rivenditori che possono svolgere un ruolo fondamentale cessando gli acquisti dai fornitori di carne bovina che non possono confermare l'assenza di deforestazione lungo tutta la catena di approvvigionamento. Certo il boicottaggio commerciale è una realtà e le banche, le agenzie di rating e gli investitori danno sempre più peso all'ESG nei loro criteri di investimento e di prestito. In effetti, le aziende sono sempre più attente a garantire che le loro catene di approvvigionamento non siano legate alla deforestazione, poiché questi rischi ESG possono influenzare drasticamente le vendite future, limitare l'accesso al capitale, aumentare il costo del capitale, limitare le opportunità strategiche e ridurre il valore delle azioni.
In sintesi sarebbe necessario un approccio olistico per ridurre adeguatamente gli incentivi legali, economici e culturali alla deforestazione. Tuttavia, tutte le principali parti interessate possono promuovere iniziative che cambino le carte in tavola e che possano contribuire a preservare le regioni amazzoniche e del Cerrado, così come altre aree del mondo a rischio di deforestazione. Gli investitori dovrebbero essere consapevoli delle opzioni disponibili per risolvere questa crisi, tenendo presente che le azioni delle aziende, dei singoli e dei consumatori possono determinare un cambiamento più rapido rispetto ai cambiamenti politici.
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