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Responsabilità editoriale di Advisor
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Gli asset manager e i consulenti dovranno prestare particolare attenzione all’evoluzione tecnologica, perché la tecnologia avrà un impatto su tutti gli aspetti dell’Asset & Wealth Management. Così sostiene un recente studio di PwC che evidenzia che Machine Learning e Artificial Intelligence (AI) trasformeranno il modo in cui le aziende faranno ricerca e gestiscono i portafogli. La Robotic Process Automation (RPA) rivoluzionerà anche il back e middle office. "Le sempre maggiori esigenze del cliente stanno mettendo a dura prova gli operatori tradizionali" evidenzia Elisabetta Caldirola, responsabile PwC per l’Italia del settore Asset & Wealth Management. "E li costringeranno a ripensare il loro modello di business, con un’offerta digitale sempre più al centro della loro strategia, spinta anche dall’ingresso delle Fintech company, pronta ad occupare l’arena fino a ieri incondizionatamente dominata dagli Asset & Wealth Manager".
Oggi l’intelligenza artificiale inizia ad essere una realtà tangibile nel settore finanziario con almeno 50 chatbot di istituti finanziari e oltre 110 forme di robo advisoring censiti a livello internazionale. Lo rivela una ricerca dell'Osservatorio Fintech & Digital Finance della School of Management del Politecnico di Milano presentata nel mese di dicembre del 2017. Nel dettaglio l’analisi sull’offerta di servizi di Robo Advisor tra le banche retail italiane mostra però che ci si trova ancora agli albori di questo mercato: sono pochi i casi e alcune piccole banche si appoggiano a servizi offerti da attori terzi, anche se alcuni degli istituti intervistati stanno lavorando al lancio di un proprio Robo Advisor nel 2018.
Guardando oltre Italia ed Europa si nota che i principali Robo Advisor a livello internazionale sono basati in Nord America, sia incumbent (55%) che startup (40%), con strategie principalmente passive tra le startup e con una combinazione di strategie attive e passive per gli incumbent. Entrando più nel dettaglio emerge che nell’ambito dell’asset management si stanno sviluppando tecniche di intelligenza artificiale e servizi innovativi basati su Robo Advisor. L’indagine realizzata dall’Osservatorio Digital Finance su 185 attori tradizionali e 130 startup a livello internazionale rivela alcuni nuovi paradigmi digitali su segmenti non storicamente attrattivi per le aziende, ma anche alcuni servizi in diretta competizione.
Le start up dell’Asset Management infatti sono molto attive: offrono modelli di investimento black-box, soluzioni di investimento alternative alla tradizionale offerta delle factories come il crowdfunding, servizi di private banking con attività comparabili a quelle degli incumbent ma con portafogli tarati su cluster di investitori omogenei, fino a servizi di private banking digitali con un livello di customizzazione profilato sullo specifico investitore. Tra i grandi attori internazionali tradizionali dell’Asset Management invece solamente il 18% utilizza piattaforme digitali "avanzate" per la consulenza di investimento, mentre la maggioranza dei casi, l’82%, assiste i propri clienti in modo tradizionale (non significa che siano sprovvisti di piattaforme digitali, ma non sono utilizzate per la consulenza di investimento).
Gli attori "impegnati" nel digital asset management hanno sfruttato il canale digitale per posizionarsi in modo complementare rispetto alla propria offerta tradizionale, ma i livelli di automazione del processo di investimento sono diversi: nella maggior parte dei casi (il 68%) la componente umana e robotica coesistono, nel 23% le piattaforme online offrono strumenti, analisi e informazioni in real-time, solo nel 9% sono presenti i cosiddetti robo advisor. Questo lo scenario attuale, che cambierà repentinamente nel giro di qualche anno, visto che come ha scritto qualcuno il digital è la "golden key" del wealth management. In particolare uno studio di una società affiliata a Thomson Reuters evidenzia che il digital wealth management è in ancora in una fase embrionale, ma che impieghierà le stesse energie e forze innovative che hanno interessato il mondo dei pagamenti.
La domanda che nasce spontanea è se il wealth management sarà sostituito dai robo advisor? Per alcuni il servizio di base fornito dai robo-advisor, ossia l’allocazione del portafoglio non è una novità e le proposte di valore dei robot stanno migliorando sempre di più. Tuttavia c’è da considerare che i clienti avranno sempre bisogno di consulenza umana poiché la pianificazione finanziaria e le esigenze di investimento diventano più complesse. Una maggiore efficienza sul fronte dell’asset allocation consentirà ai consulenti di concentrarsi sulla costruzione di relazioni con i clienti come detto da diverso tempo, ma non sembra che saranno i clienti a chiedere il cambiamento.
Almeno quelli attuali. Difatti gran parte dell’innovazione della gestione patrimoniale digitale si rivolge alle persone che sono state escluse dal tradizionale business della gestione patrimoniale. Il core business esistente, infatti, non sembra sia stato intaccato anche perché il tradizionale cliente high-net-worth (HNWI) (per lo più anziano, che vive in America e in Europa) non richiede così tanti cambiamenti. La distruption probabilmente si avrà al momento del cambio generazionale, quando la generazione digitalmente nativa prenderà il comando.
Oggi infatti da una indagine condotta da Nielsen Italia con l'Osservatorio emerge che il 16% degli italiani ha utilizzato almeno un servizio Fintech nel corso del 2017, quota che raddoppia (34%) se si considerano soltanto i Millennials. Nella maggior parte dei casi si tratta di uomini (59%) di età compresa fra 25 e 34 anni (31%) o fra 35 e 44 anni (39%), laureati (43%) e residenti nel Nord Ovest (34%) o nelle regioni del Centro e in Sardegna (26%). Il mobile payment è in questo momento il servizio più utilizzato tra gli utenti Internet italiani, con il 15% del campione che dichiara di averne fatto uso nell’ultimo anno. Ma nel futuro questi utenti si aspettano servizi “fintech” dal canale bancario per la gestione dei risparmi (67%), i finanziamenti (57%) e i pagamenti in mobilità (47%).
Come immaginano gli utenti la banca del futuro? Più di un intervistato su due (54%) vorrebbe servizi di base gratuiti, il 37% velocità nel completare le operazioni e nel rispondere ai problemi, il 33% vorrebbe una persona per risolvere i casi più complessi, il 33% maggiore trasparenza sugli investimenti e il 32% una disponibilità h24. "Le Fintech, almeno finora, non hanno portato ad una chiara disruption di componenti del mercato o sono riuscite ad imporsi su un servizio o un segmento dell’intermediazione finanziaria" commenta Marco Giorgino responsabile scientifico dell’Osservatorio Fintech & Digital Finance. Quello che però spesso è rilevante considerare è la principale impronta che lasciano queste aziende, costituita dalle nuove direzioni e frontiere che aprono, dai nuovi modi di operare e dalle nuove competenze che possono essere di stimolo e di supporto per gli attori tradizionali e per i propri processi di cambiamento. In sintesi, le Fintech possono essere fonte di innovazione per gli incumbent".
Articolo di Marcella Persola, pubblicato sul numero di gennaio 2018 di ADVISOR.
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