Contro i tagli alle pensioni sono
state depositate al Tribunale di Milano le prime cause per
mancato adeguamento del trattamento al costo della vita. Lo
rende noto il sindacato Sial-Cobas spiegando che "l'obiettivo è
l'adeguamento all'incremento del costo della vita nella misura
del 7,3% per il 2023, e dunque con rivalutazione integrale, e
non secondo la percentuale di defalcazione stabilita". Le cause
"sono contro l'Inps che di fatto applica una norma decisa dal
Governo e dal Parlamento".
Nella mattina del 29 giugno - viene reso noto - si terrà la
prima udienza davanti al giudice Perillo del Tribunale del
Lavoro di Milano.
Il sindacato annuncia che "nei prossimi mesi si andrà avanti
con altre cause per contrastare le scelte del Governo" e chiede
di dire "basta a perequazione e tagli alle pensioni che vanno
indicizzate ai prezzi e ai salari perché sono un salario
differito e sono un diritto costituzionale". Viene denunciato
che "l'adeguamento automatico all'inflazione viene depotenziato
con la perequazione e che ancora una volta il Governo taglia gli
aumenti alle pensioni".
"La norma coniata dal governo Meloni nella legge di stabilità
per il 2023 non tiene conto di tutti i paletti posti in passato
dalla stessa Corte costituzionale, ed è tanto più gravosa per i
pensionati, in quanto l'inflazione ha rialzato la testa, e
dunque il taglio è destinato a incidere in maniera ancora più
sensibile sul potere d'acquisto delle pensioni - conclude il
Sial-Cobas -. Con l'inflazione al 12% circa è stato deciso che
si applica una rivalutazione ridotta al 7,3% che si applica su
tutta la pensione (e non più solo sul differenziale) e il
conguaglio avverrà a fine 2023. La perequazione è un termine
ambiguo che nasconde e maschera il taglio dei diritti".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA