Nell'anno della pandemia le
principali banche italiane quotate in Borsa, reduci
dall'annuncio dei risultati annuali, hanno visto lievitare le
rettifiche di valore sui crediti a 12,4 miliardi di euro, dai
7,8 miliardi del 2019, con un aumento complessivo del 59%.
L'aumento del costo del credito - con circa 5,5 miliardi di
rettifiche imputate alla pandemia e al cambio dello scenario
macro - ha contribuito al peggioramento della redditività del
sistema, di fatto azzerata: gli 8,56 miliardi di euro di utili
del 2019 si sono tradotti in un 'rosso' complessivo di un
centinaio di milioni.
L'aggregato preso in considerazione include Intesa Sanpaolo,
Unicredit, Mps, Banco Bpm, Bper, Credem, Creval, Popolare di
Sondrio e i risultati semestrali di Mediobanca, il cui esercizio
chiude al 30 giugno. Di tutte le banche il Creval è stata
l'unica che ha visto scendere le rettifiche su crediti nel 2020
rispetto al 2019.
"Prevediamo circa 30 miliardi di accantonamenti su crediti
cumulati nel 2020-22 per le banche sottoposte alla nostra
analisi", scrive oggi Mediobanca Securities commentando i dati
forniti dal governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, di fronte
alla Commissione banche. Nel corso dell'audizione Visco ha
ipotizzato per le banche italiane un flusso di nuovi npl nel
biennio non superiore ai 100 miliardi di euro, decisamente più
basso rispetto alle stime Bce.
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