Un deficit commerciale ai massimi di
10 anni nonostante la 'guerra dei dazi': si ritrova con un pugno
di mosche in mano l'offensiva di Donald Trump sul fronte
commerciale, pilastro delle politiche del presidente Usa in
campo economico. Tuttavia era un risultato assolutamente
prevedibile, che dimostra come, per riequilibrare la bilancia
dei pagamenti Usa, più che i dazi servirebbe un cambiamento
strutturale per un'economia che gira attorno ai consumi.
Alberto Forchielli. Economista, fondatore del fondo Mandarin
e gran conoscitore della Cina e dell'offensiva dei dazi
americana, commenta così i dati di oggi, visti da molti come uno
schiaffo alle politiche di Trump. "E' la prova che il deficit
commerciale americano è impossibile da fronteggiare. Quando gli
Usa fanno forte crescita, aumenta la domanda e dunque aumenta
l'import e quindi il deficit. Ci vorrebbe una stretta sui
consumi, cioè una recessione". Prosegue, intanto, il negoziato
Usa-Cina, che probabilmente "si chiuderà con un accordo di
facciata".TMa c'è il rischio che questo provochi le ennesime
dimissioni di alto profilo nell'amministrazione: questa volta
quelle di Bob Lighthizer, il 'Trade Representative' anima del
negoziato Usa che avrebbe voluto strappare a Pechino molto di
più e deve invece piegarsi alla priorità di Trump: vincere le
elezioni potendo contare su una Borsa e una crescita in salute.
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