"Il crollo degli investimenti privati, al quale si è accompagnato quello non meno grave degli investimenti in infrastrutture e altre opere pubbliche, ha reso manifesta la difficoltà del nostro sistema produttivo di rispondere alle sfide poste dalla globalizzazione, dalla straordinaria affermazione di nuove tecnologie, dagli andamenti demografici''. Lo ha detto il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, ricordando che "tra il 2007 e il 2013 gli investimenti'' delle imprese "hanno subito un calo del 30%".
'Alla recente espansione della finanza di mercato in Italia hanno contribuito i provvedimenti legislativi adottati a partire dal 2011'', come ''la normativa sull'Aiuto alla crescita economica (ACE)'', che ''ha ridotto lo svantaggio fiscale del capitale di rischio rispetto al debito'', ha sottolineato Visco. Misure a favore del capitale di rischio - ha aggiunto - sono parte della direttiva Ue sulla tassazione delle imprese: "L'abolizione dell'ACE quest'anno, con la legge di bilancio, rischia di andare in direzione contraria".
"Il problema in Italia è il debito pubblico, non il debito pubblico nei bilanci delle banche. Bisogna intervenire sul debito pubblico", ha detto Visco parlando dell'uscita dalla crisi, a Milano. "In Italia la crescita si abbassa - ha detto - e il tasso di interesse sul debito sale. Adesso è il doppio di quello che era solo 8 mesi fa. C’è un problema serio e diventa ancora più acuto quando c’è una incertezza di fondo che spinge chi investe nel debito pubblico a continuare a assicurarsi".
"Credo che effettivamente la Banca d'Italia sia indipendente - ha detto ancora Visco, a Milano - Non vedo quale sia l'attacco all'autonomia, c'è una visione a volte incerta sulla responsabilità e c'è chi dice non ci può essere indipendenza e irresponsabilità, bisogna darne conto".
Una nuova legge che stabilisca la proprietà sulle riserve auree non serve perché una c'è già: così il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, a margine di un evento a Milano. "Ci sta", si è limitato a rispondete lasciando intendere che non ne serve quindi una nuova.
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