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Manovra, Moscovici: '2,2%? Non è questione di cifre ma di regole. Ci sono e vanno rispettate'

Manovra, Moscovici: '2,2%? Non è questione di cifre ma di regole. Ci sono e vanno rispettate'

'Ad oggi la procedura d'infrazione sarebbe necessaria'

27 novembre 2018, 17:54

Redazione ANSA

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Pierre Moscovici © ANSA/EPA

Pierre Moscovici © ANSA/EPA
Pierre Moscovici © ANSA/EPA

Con l'Italia "cerchiamo insieme soluzioni comuni ma per fare questo c'è bisogno che le cose si muovano e quindi servono evoluzioni necessarie, perché le nostre regole sono regole, possiamo essere flessibili nel quadro delle regole ma non possiamo ignorarle", ha detto il commissario agli affari economici Pierre Moscovici"Non è una questione di cifre, non si tratta di fare una media, ci sono delle regole che vanno rispettate", ha risposto Moscovici a chi gli chiede se un deficit italiano a 2,2% fosse sufficiente. "Possiamo essere flessibili, lo siamo sempre stati, possiamo dialogare, è sempre il mio atteggiamento, possiamo essere contrari alle sanzioni, e io non sono mai stato favorevole. Ma c'è una cosa che non posso fare: ignorare le regole".

Sul bilancio italiano "ci sforziamo per trovare delle soluzioni": aveva detto in mattinata ha detto il commissario europeo agli Affari economici, Pierre Moscovici, parlando della manovra italiana in conferenza stampa a Parigi. "Non sono mai stato un partigiano delle sanzioni. Penso che le sanzioni siano sempre un fallimento". "Sono sempre stato un commissario favorevole alla flessibilità - ha aggiunto Moscovici - aperto al dialogo tra Roma e Bruxelles, legato a un'Italia che rimanga al centro della zona euro". Per l'Italia "la porta resta aperta, la mano tesa. Dobbiamo cercare con tutte le forze delle soluzioni condivise nell'interesse degli italiani e della zona euro", ha sottolineato. 

Le tensioni commerciali globali, la Brexit, e la manovra italiana sono le tre principali "incertezze" che pesano sull'Europa. Il responsabile Ue ha quindi sottolineato che rispetto ai tre principali rilievi fatti all'Italia dalla Commissione Ue - crescita, deficit, debito - "al momento attuale non hanno trovato risposta". "Continuiamo a pensare che la manovra italiana comporti rischi per aziende, risparmiatori e cittadini italiani. Questo rischio ha un nome: si chiama debito al 130% del Pil".

L'incontro di sabato scorso a Bruxelles con il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, il premier Giuseppe Conte e il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, si è svolto in un clima "utile, costruttivo, amichevole e disteso", ha detto Moscovici sottolineando, tra l'altro, che la riunione ha permesso di "capirsi meglio per cercare di progredire insieme".

La procedura d'infrazione contro l'Italia? "Allo stato attuale, per quanto riguarda il debito, sarebbe necessaria...". Ma "non siamo ancora a questo punto", il dialogo con le autorità italiane "continuerà" fino all'ultimo. Moscovici ha ricordato che gli Stati membri hanno ora una settimana "per decidere se avviare o meno" le raccomandazioni dell'esecutivo Ue sulla manovra italiana, anche se "non ho dubbi sul fatto che la confermerebbero".

Non ci sarà nessun nuovo documento che il governo invierà alla Ue sulla manovra: "ci sarà una manovra che spetta al Parlamento approvare - ha detto Matteo Salvini - e sarebbe quantomeno ingeneroso che qualcuno dall'Europa prendesse provvedimenti sanzionatori prima ancora che la manovra esista. Non siamo una monarchia, ma una Repubblica parlamentare, ci sono centinaia di proposte di parlamentari e finché non passa dal Parlamento la manovra non esiste". 

E vertice oggi a Roma tra il vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio e il vicecancelliere tedesco e ministro delle Finanze Olaf Scholz. L'incontro, a quanto apprende l'ANSA, è stato chiesto dallo stesso Scholz e ha avuto sul tavolo il tema della manovra. Nel corso dell'incontro, definito da fonti di governo "cordiale", è stato ribadito che, sulla manovra, tra Italia e Ue è un corso un dialogo portato avanti, per il governo italiano, dal premier Giuseppe Conte e dal titolare del Mef Giovanni Tria.

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