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Parte il polo della ceramica Made in italy, MCP compra La Fabbrica

Parte il polo della ceramica Made in italy, MCP compra La Fabbrica

Alla guida Verdi, in arrivo acquisizioni e impianto 4.0 negli Usa

ROMA, 31 marzo 2017, 18:29

Redazione ANSA

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Dott. Forchielli - RIPRODUZIONE RISERVATA

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Decolla il Polo della ceramica di alta gamma italiana. Il fondo di private equity MPC II ha firmato l'acquisizione de La Fabbrica, azienda di Castel Bolognese, per consolidare la leadership del Made in Italy nel settore e puntare fortemente sui mercati esteri. A partire dagli Usa, dove Italcer, il veicolo usato per l'acquisizione, darà il via in autunno a un impianto di produzione 4.0 negli Stati Uniti per "consolidare e sviluppare la presenza del gruppo".

Ad affiancare Mandarin Capital Partners II c'è il top manager Graziano Verdi, un'autorità nel settore e protagonista dell'espansione negli Usa di Graniti Fiandre, di cui è stato amministratore delegato facendone la prima matricola al segmento STAR di Borsa Italiana. Obiettivo, "sviluppare i mercati più sensibili allo stile e alla qualità della ceramica italiana".

La Fabbrica, più di 41 milioni di euro di fatturato e un'ottantina di dipendenti, detiene anche il brand Ava, con cui ha sviluppato la propria presenza nelle big slabs, le grandi lastre di ceramica che negli Usa sono sempre più richieste. "La ceramica è uno dei pochi settori industriali in cui l'Italia mantiene un'indiscussa leadership mondiale, bisogna correre affinché si rafforzi anziché diluirsi. Abbiamo i due più grandi produttori di macchine per ceramica. Sarebbe un delitto rinunciare a un grande accesso al mercato dei capitali, con presenza locale, azienda e management che pensa globale", spiega all'ANSA Alberto Forchielli, partner fondatore di Mandarin.

Attorno a Italcer-La Fabbrica, che fa da catalizzatore per sviluppare massa critica, ci sono altre operazioni in arrivo. Mandarin è "in fase avanzata di negoziazione per l'acquisizione di un'altra società operante nel settore". Probabile l'acquisizione di La Tagina, società umbra leader nelle produzioni ceramiche di altissima gamma che Verdi definisce "il meglio del Made in Italy". A fine 2017, il polo della cramica potrebbe già contare su oltre 100 milioni di fatturato dando lavoro a 350 dipendenti.

Già amministratore delegato di Technogym e più recentemente della multinazionale Koramic, Verdi spiega all'ANSA che, attraverso crescita organica e acquisizioni, "l'obiettivo è superare i 300 milioni di fatturato in cinque anni, ma non mi stupirei se fra cinque o sei anni fossimo più vicini ai 500".

Un'operazione di consolidamento di medie imprese - si tratta di aziende che fatturano fra i 30 e i 60 milioni - ma ad alta vocazione all'export, che supera già il 70% del fatturato. "Pensiamo di riuscire a farne un operatore di riferimento nella ceramica", racconta Lorenzo Stanca, partner del fondo di private equity. Facendo leva su una leadership italiana che è estetica - la ceramica è un misto di moda, stile, design - e tecnologica: "sono in Italia le macchine più sofisticate al mondo in grado di produrre ceramiche sottili, e con disegni e tessitura di grandissima sofisticatezza", spiega Stanca.

Tanto che il prezzo medio di esportazione delle ceramiche italiane è circa 13 euro al metro quadro, seguita a distanza dalla Spagna a poco più di sei euro. "Abbiamo una fascia di prezzo completamente diversa perché siamo specializzati nell'altissimo di gamma". Piace negli Usa, dove le lastre in ceramica di grandi dimensioni stanno via via sostituendo le vecchie e tradizionali moquette. E piacerà - Mandarin ci scommette - in Asia.

MCP II e gli altri investitori sono stati assistiti dallo studio Legance di Milano, il cui team è stato guidato da Marco Gubitosi, e dalla investment bank Oaklins/Arietti, con il team di Michele Manetti. Le due diligence finanziaria, commerciale e fiscale sono state condotte da EY.

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