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La guerra delle tasse, da Regno Unito a Spagna

La guerra delle tasse, da Regno Unito a Spagna

Caccia a 'Paperoni', ma in Italia pagano Irpef su redditi locali

ROMA, 15 marzo 2017, 13:37

Redazione ANSA

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Dalle società ai contribuenti: il fisco è il terreno su cui si gioca la guerra tra Paesi, ora sempre di più a caccia dei contribuenti ad alto reddito o delle società più prospere. L'obiettivo è quello di attrarre risorse che possono rimpinguare le casse pubbliche - sempre in cerca di fondi - e contemporaneamente portare in patria capitali che possano anche essere un volano per l'economia.

L'Italia con la sua tassa forfait sui redditi esteri dei 'Paperoni' che la sceglieranno come residenza (ma che pagheranno l'Irpef sui redditi prodotti nel Paese) arriva ben ultima. Ad attrarre stranieri, oltre agli storici paradisi fiscali, sono stati Paesi come la Gran Bretagna, che con le sue regole ha attirato vip italiani come il campione motociclistico Valentino Rossi e il cantante Tiziano Ferro, o la Spagna che ha introdotto una norma chiamata Beckham Law, perchè ha facilitato soprattutto l'acquisto di fuoriclasse nei club calcistici.

    Ecco un confronto, necessariamente sommario, tra i trattamenti che i diversi Paesi riservano agli stranieri per facilitarne l'ingresso nel proprio sistema fiscale. Con una premessa: la guerra fiscale prevede nuove battaglie, dagli Usa alla Gran Bretagna, con l'obiettivo di attrarre risorse per spingere economia ed occupazione interne.

ITALIA: La nuova tassa sostitutiva di 100.000 euro si applica solo sui redditi esteri dei contribuenti che decideranno di trasferire la residenza in Italia, ma con l'obbligo di avere almeno 9 anni di residenza estera. Chi usa questo regime potrà estenderlo con 25.000 euro ad ogni singolo familiare. Non serve quindi come rimpatrio degli italiani. In ogni caso tutti dovranno pagare in Italia Irpef sui redditi che producono nel nostro Paese. Ma chi ha grandi capitali all'estero, pur scegliendo il buen retiro italiano, produce i propri redditi altrove. Insomma venire in Italia potrebbe essere conveniente.

REGNO UNITO: Le aliquota applicate sui redditi non sono poi così diverse da quelle italiane. Il concetto usato si chiama Paye, pay as you earn, paga quanto guadagni. E l'aliquota può arrivare al 45% per i redditi sopra i 150.000 euro. Ma, come sempre, le tasse cambiano a seconda delle tipologie di reddito e, poi, ci sono le detrazioni. Tanto che la pressione fiscale britannica viaggia sul 37% contro il 43% italiano. Per gli stranieri che scelgono il Regno Unito ci sono diversi regimi a seconda se si è domiciliati o residenti. Per i residenti e domiciliati si pagano le tasse sui redditi ovunque prodotti (world-wide principle), per chi è residente ma non domiciliato si paga sui redditi prodotti in loco e su quelli di fonte estera si versano le imposte solo se ''importati'' (remittance basis principle). Deve pagare sui redditi prodotti in loco anche chi non è ne' residente ne' domiciliato. La vera convenienza è però per i redditi delle società, tassati ora al 20%.

PORTOGALLO: Nel paese del fado gli stranieri pagano il 20 per cento sui redditi che producono entro i confini, mentre sono esenti, ma solo a particolari condizioni, sui guadagni di fonte estera. E' il caso dei pensionati italiani che scelgono di passare nel Paese almeno 183 giorni l'anno: non hanno trattenute sulla pensione percepita dall'Italia. E questo vale per 10 anni consecutivi.

SPAGNA: In Spagna, nel 2005, è stata introdotta una legge che riduce dal 43 al 24% l'aliquota per tutti i lavoratori stranieri che si sarebbero spostati in Spagna e con un reddito superiore ai 600.000 euro. Era stata pensata per attrarre scienziati e medici di chiara fama, invece, è stata sfruttata soprattutto dai club calcistici per attirare i fuoriclasse stranieri, tanto che è stata denominata Beckham Law perche' il calciatore se ne avvalse anche con effetto retroattivo al 2004, l'anno dell'ingaggio del campione da parte del Real Madrid

 

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