Il rally di Wall Street si e' fermato e il Dow Jones, nella settimana dell'Inaugurazione di Donald Trump, ha bruciato i guadagni da inizio anno. Il dollaro oscilla, puntando verso il basso dopo essere stato definito ''troppo, troppo forte'' dal presidente. L'oro, bene rifugio per eccellenza, avanza deciso segnando la quarta settimana consecutiva di rialzi. I mercati, dopo la fiammata iniziale, attendono ora indicazioni e dettagli sulla Trumponomics.
Fra populismo e protezionismo, sotto lo slogan 'America First, Trump ha lanciato la sua 'scalata ostile' contro il potere di Washington, presentandosi come il 'cavaliere bianco', l'outsider in grado di restituire l'America agli americani e soprattutto rilanciare l'Azienda America. Ma ora al di la' dei proclami, i mercati sono i primi a chiedergli il conto e, alla finestra, attendono le sue prime mosse con cautela.
Se l'andamento del petrolio e' condizionato da eventi piu' legati all'Opec che a Trump, il recente apprezzamento dell'oro e' tutto Made in Trump. Di fronte a un quadro incerto, la domanda per il metallo prezioso sale, spingendo in alto le quotazioni oltre i 1.200 dollari l'oncia da poco sopra i 1.134 dollari poco prima di Natale. Il dollaro invece si indebolisce. Trump lo ha definito ''troppo forte'' e questo, ha precisato, ''ci sta uccidendo''.
Il biglietto verde ha subito risentito del giudizio presidenziale e si e' indebolito rispetto alle principali valute. Alla chiusura di venerdì a Wall Street l'euro si rafforzava a 1,0696 dollari e la sterlina a 1,2375 dollari.
Il controverso commento di Trump ha costretto Steve Mnuchin, nominato alla guida del Tesoro americano, a intervenire: il dollaro forte e' importante, soprattutto nel lungo termine, ha spiegato nell'audizione in Senato per la sua conferma. Un biglietto verde debole aiuta l'economia americana, rendendo meno costose le esportazioni, ma alcuni osservatori esprimono dubbi sul fatto che un indebolimento del dollaro possa essere un primo segnale di una possibile guerra commerciale. Trump e' indirizzato verso una svolta protezionista, e ha indicato che le sue politiche faranno crescere l'economia del 4% con la riforma dell'imposizione fiscale e investimenti per 1.000 miliardi di dollari. Una ricetta, ancora in via di definizione, che lascia alla finestra anche la Fed. La banca centrale a fronte di un'accelerazione dell'economia potrebbe aumentare la velocita' dei rialzi dei tassi di interessi, al di la' delle tre strette previste per il 2017. Wall Street e' stata finora la 'vera beneficiaria' dell'elezione di Trump, che ha innescato un boom del trading di cui tutte le maggiori banche hanno goduto, come emerso dai risultati trimestrali. Trump non sara' probabilmente in grado, con le sue politiche, di innescare un rally come quello sperimentato dallo S&P 500 negli otto anni di Barack Obama, quando e' salito del 167%. Trump eredita infatti un'economia e mercati finanziari in una condizione ben diversa rispetto a quella del 2009 di Obama. Ma a favore del presidente c'e' il fatto che gli Stati Uniti sono alle prese con la crescita piu' lenta dalla Seconda Guerra Mondiale, e questo lascia ampio margine di crescita, anche per i mercati.
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