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Pensioni: Ocse, Italia a top contributi, 23,81% imprese

Pensioni: Ocse, Italia a top contributi, 23,81% imprese

In totale per dipendenti privati è il 33%

ROMA, 05 dicembre 2016, 16:55

Redazione ANSA

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Pensionati (archivio) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Pensionati (archivio) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Pensionati (archivio) - RIPRODUZIONE RISERVATA

L'Italia resta al top tra i paesi dell'Ocse per la contribuzione previdenziale obbligatoria con il 33% della retribuzione dei lavoratori dipendenti. Lo si legge nel Rapporto Ocse "Pensions Outlook 2016" che sottolinea come sia alta soprattutto la contribuzione del datore di lavoro (23,81%) mentre quella del lavoratore (9,19%) è in linea con Germania e Francia. In Francia si paga il 24,89% di contributi sul salario, ma il 10,65% è a carico del lavoratore. In Germania si paga il 19%,diviso equamente (9,5%) tra lavoratore e impresa.

L'unica soluzione di lungo periodo per avere redditi da pensione più alti è pagare contributi più consistenti e per periodi più lunghi. E' quanto si legge nel "Pensions Outlook 2016" dell'Ocse pubblicato oggi nel quale sottolinea che "il lavoro futuro e la discussione politica si devono contrare su come raggiungere entrambi" gli obiettivi. L'Ocse nella pubblicazione invita la politica e i Governi a impegnarsi perche le informazioni ai cittadini siano le più vaste e complete possibili, sul pilastro pubblico della previdenza e su quello integrativo, perché possano scegliere consapevolmente sul proprio futuro una volta usciti dal mondo del lavoro.

I Governi dovrebbero rendere più vantaggioso l'utilizzo dei piani di previdenza integrativa magari attraverso agevolazioni fiscali per i contributi a questi piani. Lo si legge nel Rapporto dell'Ocse sulle pensioni pubblicato oggi nel quale si sottolinea che in 13 Paesi le attività dei fondi pensione rappresentano oltre il 50% del Pil nel 2015 (erano 10 nei primi anni Duemila). Nello stesso periodo i Paesi con attività dei fondi pensione privati superiori al 100% del Pil sono passati da quattro a sette. In Italia la percentuale è passata dal 2,6% all'8,7%, al livello della Francia. In Danimarca queste attività superano il 205% del Pil.

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