Oltre 750 tagli, chiusura di
uffici nelle zone più disagiate con limitazioni nel recapito
della corrispondenza. In Sardegna il piano di privatizzazione di
Poste italiane avrà conseguenze più gravi che nelle altre
regioni. Oggi a Cagliari, nel giorno dello sciopero generale
nazionale proclamato da Cgil, Cisl, Cisal, Comfasal e Ugl, sono
arrivati da tutta la Sardegna per ricordarlo: oltre 500
manifestanti partiti in corteo da viale Bonaria hanno chiesto il
ritiro del decreto sulla privatizzazione.
"Questo provvedimento - ha dichiarato il segretario regionale
di Slp-Cisl, Timoteo Baralla - deve avvenire al più presto: il
51% deve restare in mano pubblica, al Tesoro". Nell'Isola, ha
aggiunto, "pagheremmo un prezzo altissimo anche per i grandi
problemi che riguardano il trasporto e i collegamenti
nell'interno".
Secondo Antonello Zedda (Slc-Cgil), "questa privatizzazione è
stata programmata in modo sotterraneo, senza dibattito pubblico.
Le istituzioni devono capire che la ricaduta sarà molto pesante
e che saranno colpiti i cittadini più deboli". Sinora l'adesione
allo sciopero nell'Isola è stata dell'80%: per oggi saranno
garantiti solo i servizi relativi a telegrammi, raccomandate e
assicurate. I manifestanti hanno protestato sotto il palazzo del
Consiglio regionale, ed i rappresentanti sindacali ricevuti dai
capigruppo. La protesta si conclude in piazza del Carmine
davanti alla sede di Rappresentanza del Governo.
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