Nel decreto sulla riforma della dirigenza pubblica dovrebbe trovare spazio un capitolo dedicato alla valutazione. Secondo quanto si apprende, infatti, il Governo sta lavorando a una nuova declinazione delle prestazioni, in modo da dettagliare meglio, in modo organico, il sistema per la misurazione delle performance. Non ci si limiterebbe più alla classica verifica del raggiungimento degli obiettivi, ma si arricchirebbe la gamma dei parametri di riferimento, così da potere valutare il comportamento e la capacità di realizzare dei progetti.
Il ruolo unico della dirigenza pubblica entrerebbe subito in vigore, posto che ogni incarico arriverà alla sua scadenza naturale. Secondo quanto si apprende, infatti, l'assegnazione dei nuovi incarichi dovrà avvenire dopo una selezione, non in automatico. Ma il Governo sta studiando l'introduzione, nel decreto atteso nel prossimo Cdm, di garanzie, in modo da riconoscere una corsia preferenziale ai dirigenti con più esperienza, ovvero con un certo numero di anni di servizio in incarichi dirigenziali di livello generale.
Il tema della responsabilità dirigenziale sarà affrontato con tutta probabilità nel Testo Unico sul pubblico impiego e non nel decreto di riforma atteso al Consiglio dei ministri di giovedì 25 agosto. Secondo quanto si apprende, quindi, l'orientamento è quello di rinviare l'attuazione del principio di delega, inserendola direttamente nel T.U, che verrà presentato tra gennaio e febbraio. D'altra parte il punto è delicato, soprattutto per quanto riguarda la ridefinizione del rapporto tra responsabilità dirigenziale e responsabilità amministrativo-contabile.
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