Il quantitative easing e le misure
eccezionalmente espansive messe in atto dalle banche centrali,
fra cui la Bce, sostengono il mercato del lavoro, favorendo
"soprattutto le fasce più deboli". E in misura minore aiutano le
attività finanziarie, specie delle famiglie più ricche.
E' il risultato di uno studio, un 'working paper' della Banca
d'Italia, intitolato 'Robin Hood al rovescio?'. Che non riflette
l'orientamento di via Nazionale ma ha comunque una sua valenza
inserendosi nel dibattito sul Qe. Il paper infatti rovescia una
della critiche principali mosse alla politica monetaria
iper-espansiva, quella che favorisca principalmente i grandi
patrimoni gonfiando gli asset finanziari e che aumenti così le
diseguaglianze. "L'impatto sui redditi da lavoro prevale su
quello trasmesso attraverso i rendimenti delle attività
finanziarie". L'effetto sulla ricchezza netta, inoltre, sembra
penalizzare la classe media. "Non è associato in modo crescente
al patrimonio, ma segue un profilo a 'U'", dice lo studio.
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