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Fincantieri: 7 indagati tra cui ex direttore Monfalcone

Fincantieri: 7 indagati tra cui ex direttore Monfalcone

Sequestro preventivo di alcune aree con l'ipotesi di reato di attività di gestione di rifiuti non autorizzata

TRIESTE, 30 giugno 2015, 11:31

Redazione ANSA

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I cantieri navali della Fincantieri di Monfalcone (Gorizia) in un 'immagine d 'archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA

I cantieri navali della Fincantieri di Monfalcone (Gorizia) in un 'immagine d 'archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA
I cantieri navali della Fincantieri di Monfalcone (Gorizia) in un 'immagine d 'archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA

TRIESTE - L'ex direttore dello stabilimento Fincantieri di Monfalcone (Gorizia), Carlo De Marco, e i titolari di sei aziende che lavorano all'interno del cantiere, sono coinvolti nell'indagine che ha portato al sequestro preventivo di alcune aree - e la conseguente sospensione delle attività lavorative - con l'ipotesi di reato di attività di gestione di rifiuti non autorizzata. Gli altri indagati sono Nella Dosso, 55 anni, titolare della ditta 'Pulitecnica friulana' di Udine, Valter Radin (59), della 'Petrol Lavori' di San Dorligo della Valle (Trieste), Romeo Ronco (69) della 'Marinoni' di Genova, Francois Marcel Gaston Avon (58), della Carboline Italia, Corrado Annis (48) della 'Sirn' di Trieste e Fabio Bianchi (49) della 'Savi' di Genova. La Procura della repubblica di Gorizia, nel giugno 2013 si era vista respingere la richiesta di sequestra, prima dal Gip e poi dal Tribunale, secondo cui non vi sarebbero state urgenze tali da giustificare una situazione di pericolo ambientale. Da qui il ricorso presso la terza sezione penale della Cassazione. L'inchiesta riguarda la gestione degli scarti di lavorazione nelle navi prodotti da parte delle ditte subappaltatrici di Fincantieri, che però non risultano titolari dell'autorizzazione a gestire i rifiuti. La contestazione riguarda in particolare il deposito temporaneo messo a disposizione da Fincantieri, dove i vari rifiuti vengono ammassati e quindi rimossi da parte di un'altra ditta subappaltatrice. La Corte ha accolto la tesi della Procura, per cui tutte le ditte in subappalto, e non solo Fincantieri, sarebbero soggette all'autorizzazione al trattamento rifiuti, anche in caso di semplice 'stoccaggio'. La procedura utilizzata nel cantiere raffigurerebbe quindi un "deposito incontrollato", sanzionato dal decreto legislativo sul trattamento dei rifiuti.


   

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