Allarme sofferenze nelle banche europee. A lanciarlo è il Fondo Monetario Internazionale (Fmi), stimandole in 900 miliardi in Eurolandia, di cui i due terzi nei paesi periferici, Italia inclusa. Ridurle - è il messaggio del Fondo - favorirebbe l'erogazione del credito, che va sbloccata, e faciliterebbe la trasmissione della politica monetaria. Un problema - ha messo in evidenza nelle ultime ore il capo economista del Fmi, Olivier Blachard - sentito in Italia, che fra i suoi problemi ha proprio il sistema bancario con una capacita' delle banche a erogare che' peggiore di altri paesi. Lodando il successo del quantitative easing del Bce, il Fmi riconosce come anche negli Stati Uniti ci e' voluto del tempo, almeno un anno, prima che le banche tornassero a finanziare l'economia reale. Preso atto di questo la situazione europea è diversa: la politica monetaria va completata e rafforzata con misure decise, inclusi il risanamento dei bilanci del settore privato, le riforme strutturali e lo sblocco dei canali di credito. Da qui l'invito a ridurre le sofferenze del sistema bancario, che pesano sulla redditività degli istituti di credito. Ma anche quelli alla chiarezza degli standard e alla certezza delle regole. "I rischi alla stabilità finanziaria sono aumentati negli ultimi sei mesi" mette in evidenza Jose' Vinals, responsabile del Dipartimento Affari Monetari del Fmi. "Ulteriori misure, al di la' di quelle monetarie, sono centrali per una duratura uscita dalla crisi e per salvaguardare la stabilità finanziaria", mette in evidenza Vinals, esortando a contenere gli eccessi finanziari, che potrebbero affermarsi in un contesto di tassi bassi a lungo. A ostacolare la crescita, oltre a un credito scarso, è l'elevato debito sia pubblico sia privato. L'indebitamento della aziende in Francia, Italia, Portogallo e Spagna sarà sopra o vicino al 70% entro il 2020. In Italia già lo è e negli ultimi anni è aumentato, salendo dal 71,5% del 2007 al 76,7% del 2014. In una "ripresa moderata e incerta - afferma il Fmi - l'elevato debito pubblico e gli elevati livelli di debito privato continuano a rappresentare venti contrari alla crescita e alla sostenibilità del debito". Fronte quest'ultimo sul quale il Fmi migliora le stime per l'Italia: il debito del Belpaese quest'anno e nel 2016 si attesterà rispettivamente al 133,8% e al 132,9%, più basso dei livelli stimati in precedenza. Se la crescita aumentasse, raggiungendo il 4% nel 2017, l'impatto sul debito italiano sarebbe forte: 10 punti in meno rispetto all'attuale scenario. L'Italia chiuderà - secondo le stime del Fmi - il 2016 con un avanzo di bilancio dello 0,2% del Pil, una previsione migliore di quella del governo. Un avanzo che salirà con gli anni.
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