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Giorgio Napolitano tra pubblico e privato

ANSA/Libro del giorno

Giorgio Napolitano tra pubblico e privato

Daniela Tagliafico racconta il presidente emerito

ROMA, 04 giugno 2023

YMG-STF

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(di Micol Graziano) DANIELA TAGLIAFICO, 'RE GIORGIO' (RAI LIBRI, PP. 256, EURO 19) Re Giorgio è il titolo del saggio di Daniela Tagliafico, ex direttrice di Rai Quirinale, che racconta, con stile vivace e accattivante, il Napolitano pubblico e privato, i gusti, le passioni, anche quelle di quando era giovanissimo; rivela episodi curiosi, interessanti dietro le quinte come l'incontro tra Napolitano e Papa Ratzinger: Benedetto XVI, in un colloquio privato, gli confidò che stava per dimettersi.
    Tagliafico parla di un Napolitano affascinato dalla recitazione: "Un giorno il sedicenne Napolitano declamò La pioggia nel pineto di Gabriele D'Annunzio come fosse un grande attore di teatro e tutta la classe, professori compresi, scoppiò in un applauso scrosciante. Aveva pure preso lezioni di dizione", scrive Tagliafico che aggiunge altri dettagli: "Napolitano frequentava anche assiduamente il loggione del teatro Mercadante e si era lanciato nella regia della commedia Casa sull'acqua di Ugo Betti, con Patroni Griffi che faceva la scenografia. Era l'aprile del 1941, dunque piena guerra".
    Da ragazzo Napolitano scriveva articoli di critica cinematografica ed è rimasto un raffinato cinefilo. Nel 2014 alla Mostra del cinema di Venezia apprezzò il film di Alejandro González Iñárritu, Birdman. Francesco Rosi, Olmi, Scola, Visconti sono alcuni dei suoi registi preferiti.
    La precisione è una delle caratteristiche del presidente emerito, uomo "meticoloso" e "certosino": "Quando era un giovane esponente del Partito comunista terrorizzava i giornalisti dell'Unità che dovevano trascrivere i suoi interventi al Comitato Centrale da pubblicare sul quotidiano. Pretendeva che glieli facessero leggere, con la punteggiatura corretta, prima di andare in stampa", spiega ancora Tagliafico nel volume.
    A dargli il soprannome di Re Giorgio è stato il New York Times che lo definì 'King George', appellativo che aprì la strada al dibattito se Napolitano sia stato troppo interventista o se, come altri capi di Stato, abbia esercitato con pienezza i poteri attribuitigli dalla Costituzione.
   

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