ANDREA DELOGU, DOVE FINISCONO LE PAROLE (RAI LIBRI) - "Ho imparato dei piccoli trucchi, che mi hanno messo al pari con gli altri. E' come se mi fossi costruita da sola i miei occhiali e ora vedo benissimo": si racconta con semplicità ma un con un entusiasmo contagioso Andrea Delogu, autrice per Rai Libri di "Dove finiscono le parole", libro nel quale condivide con il pubblico la sua vita di dislessica. Dopo la "La collina" (Fandango, 2014), romanzo ispirato alla sua infanzia trascorsa in una comunità di recupero, la conduttrice - che a settembre sarà su Rai2 con Stracult e su Radio2, oltre ad avere in preparazione una nuova esperienza al fianco di Renzo Arbore - torna a scrivere di sé con un obiettivo preciso, quello di aiutare i giovani che come lei affrontano quotidianamente la dislessia. "Voglio far capire ai ragazzi che la scuola si può fare: questo è un libro personale ma semiserio, in cui ho cercato di togliere ogni velleità artistica per far arrivare il messaggio. All'inizio dico loro che se non riescono a finire di leggere il libro, un nemico per tutti i DSA (acronimo che sta per Disturbi Specifici dell'Apprendimento, ndr), è per colpa mia che non sono stata capace di intrattenerli", dice intervistata nei giorni scorsi dall'ANSA a Matera.
"La verità è che non ti devi fermare mai davanti a niente e non devi sentire gli altri che ti dicono di fare qualcos'altro: un professore al liceo mi disse che mi avrebbe promosso se io gli avessi promesso di non andare più avanti con gli studi. Era una battuta, ma me la sono segnata", racconta, "io ho appreso una sorta di tecnica di sopravvivenza quando ero piccola: in un mondo tarato per far imparare i bimbi non DSA, quelli che invece lo sono si fanno le ossa. Il percorso non è facile ma non è impossibile. Si vedono le cose con una sfumatura diversa e quella sfumatura può diventare un più nella tua vita. Noi ragazzi DSA non siamo malati, abbiamo solo una caratteristica.
Poi negli anni si va in compensazione". La prima volta in cui Delogu ha raccontato la sua vita di ragazza dislessica "che cresce in un Paese in cui si sapeva ancora poco di questo disturbo e in cui essere dislessici era considerata una colpa" è stato a una conferenza TEDx: "E' accaduto 3 anni fa e da allora sono stata sommersa da tantissime mail di genitori disperati e di professori che volevano farmi sapere che Italia qualcosa è cambiato ma non troppo. A scuola infatti ci sono ancora difficoltà, nonostante gli strumenti compensativi previsti dalla Legge 170. Così ho deciso di scrivere il libro, usando il font easy reading, inventato da un italiano e che facilita i dislessici".
A 37 anni, una carriera ormai lanciata nel mondo dello spettacolo, Delogu sente addosso la responsabilità di aiutare chi pensa di non farcela: "A volte, quando sono stanca, si invertono le parole: io ci sono affezionata e mio marito (l'attore Francesco Montanari, ndr) ci ride sempre", dice, "sono sempre stata promossa però, perché mettevo in atto le mie tecniche: trucchi che mi sono portata anche nel lavoro, io la mia gavetta l'ho fatta così". Una gavetta che Delogu non esita a definire "di serie A, la più bella che potessi desiderare", racconta: "Arbore, Frassica Giusti sono artisti con cui mi sposo bene perché non mi hanno imposto schemi né giudizi. Il successo è arrivato tre anni fa, e anche la professionalità. Ma so che il mio modo riconoscibile di condurre dipende dalla dislessia: non seguo quello che scrivono gli autori, faccio mio il concetto del programma e lo interiorizzo".
L'amore consolidato, una bella carriera, Delogu si definisce "felice": "ora c'è la crescita. Ho sempre lavorato per avere tutto questo. E adesso che ci sono comincio a vivere per vedere come evolve la situazione, e come poter costruire". Nei prossimi mesi anche un'altra prova, del tutto nuova, al fianco del marito (anche lui in procinto di scrivere un romanzo sempre con Rai Libri): "la seconda settimana di dicembre debutteremo a teatro con un thriller erotico: c'è un assassino tra noi due ma non posso dire chi è", scherza, "sarà un modo per stare insieme e per vederci di più".
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