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Powers, dobbiamo vivere come gli alberi

Powers, dobbiamo vivere come gli alberi

Premio Pulitzer con 'Il sussurro del mondo' ospite a Milanesiana

MILANO, 21 giugno 2019, 09:55

di Gioia Giudici

ANSACheck

IL SUSSURRO DEL MONDO - RIPRODUZIONE RISERVATA

IL SUSSURRO DEL MONDO - RIPRODUZIONE RISERVATA
IL SUSSURRO DEL MONDO - RIPRODUZIONE RISERVATA

  RICHARD POWERS, 'IL SUSSURRO DEL MONDO' (LA NAVE DI TESEO, PP. 658, 22,00 EURO) Se vogliamo avere qualche speranza di sopravvivenza come genere umano, "dobbiamo imparare a vivere alla velocità degli alberi": ne è convinto il premio Pulitzer Richard Powers, domani ospite de La Milanesiana a Pavia, che nel suo 'Il sussurro del mondo' fa convergere i destini di 9 personaggi in California, dove una sequoia gigante rischia di essere abbattuta. Quella di Powers è una metafora che si riferisce a due aspetti diversi: da una parte il fatto che gli alberi vivono in media sulla terra da 2000 volte il tempo in cui vi si è insediato l'uomo, vale a dire 400 milioni di anni rispetto a 200.000: "Una differenza di scala enorme - spiega lo scrittore - che comporta una differenza enorme nella natura del progetto: pensare all'effetto delle nostre azioni su questa scala cambierebbe il tipo di decisioni che prenderemmo, i nostri valori, ma sfortunatamente in generale succede l'opposto.
    La scala temporale in base alla quale operiamo è sempre più ridotta, basti pensare che nel diciannovesimo secolo l'idea fondamentale era che le cose che si facevano avrebbero avuto un riflesso sui nostri nipoti, oggi invece saremmo fortunati a pensare all'effetto delle nostre azioni in 5 anni".
    Vivere alla velocità degli alberi ha però anche un altro significato: "Così come gli alberi registrano il tempo meteorologico e crescono di più quando c'è bel tempo, mentre rallentano quando è brutto, così - spiega l'autore - vivere alla loro velocità significa impostare il proprio orologio in base a ciò che il pianeta consente, come già insegnava Thoreau quando scriveva 'respira l'aria, bevi l'acqua, assaggia la frutta, vivi ogni stagione man man che scorre, rassegnati all'influenza del mondo'. Noi invece oggi pensiamo che ogni cosa sia disponibile in ogni momento, non pensiamo mai a ciò che il pianeta ci consente: vogliamo tutto e lo vogliamo ora".
    Per uscire da questo schema dovremmo liberarci dall'ossessione del controllo per abbracciare piuttosto l'ideale ovidiano della metamorfosi: "Ovidio è stato tra i primi scrittori ad ammonire i suoi contemporanei sulla necessità di vivere secondo i ritmi della natura. Io, da scrittore, penso che ci siano tre livelli di conflitto intorno a cui argomentare: quello con te stesso, quello con l'altro oppure quello degli esseri umani contro il resto del mondo e questa è una storia che dimentichiamo di narrare perché pensiamo di aver già combattuto e vinto questa battaglia, ma sta diventando chiaro a tutti noi che in realtà non l'abbiamo fatto, perché è evidente che l'ecosistema sta andando a pezzi e man mano che diventerà sempre più palese il fatto che non siamo riusciti a controllare il mondo, nelle nostre storie entrerà sempre di più il conflitto con le altre specie viventi perché sarà sempre più necessario - sottolinea - capire come riconciliare i nostri desideri rispetto al mondo".
    Nonostante i movimenti ambientalisti e una coscienza ecologica sempre più diffusa, per Powers "viviamo in un momento tremendo, è vero che ci sono sempre più persone consapevoli, ma al tempo stesso c'è sempre più gente che vuole tornare al passato: è l'America di Trump, quella per cui non dobbiamo assumerci la responsabilità, quella del privilegio dei bianchi e dei bei tempi andati, della supremazia degli uomini sulle donne, dei bianchi sui neri, dell'uomo sulla natura. Siamo stati colonizzati dall'idea che siamo l'unica specie interessante che non riusciamo a intravedere quanto questo sia sbagliato".
    Il suo romanzo - Powers non lo nega - non ha certo un happy end, eppure lascia i lettori con una sorta di speranza, forse perché tutti i suoi personaggi sono in grado di armonizzarsi con la natura, mostrando quando ci sia comunque di buono nell'essere umano. Tutti, dal suo alter ego Patricia, autrice di un libro sulla comunicazione delle piante, a Olivia che resiste un anno in cima a un albero che deve essere abbattuto, hanno in comune un passato tormentato, che li rende particolarmente empatici: "Forse come specie abbiamo bisogno di un trauma, di uno shock per capire che c'è un altro significato da cogliere oltre all'utilitarismo". Potremmo iniziare imparando dalle piante: "Il loro piano Segreto - svela Powers - è riprodursi, farsi sempre più connessi. Le scoperte più recenti dicono che tutto in natura succede in connessione, ci siamo basati sull'idea errata che la natura sia fatta di competizione invece vive di collaborazione, di una ragnatela di reciprocità: quello è il segreto della foresta, nulla ha una vita indipendente".
   

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