MAURO GAROFALO, IL FUOCO E LA POLVERE (FRASSINELLI, PP 240, EURO 17,50). Ci porta in un immaginario far west nella Maremma, a cavallo dell'Unità d'Italia, Mauro Garofalo nel suo nuovo romanzo 'Il fuoco e la polvere' in cui segue le suggestioni di Sergio Leone, a 90 anni dalla sua nascita, l'idea della frontiera, del confine, la natura e la libertà.
Un feuilleton western in cui ci sono tante citazioni e riferimenti letterari, da Shakespeare a John Fante a Federico De Roberto alla canzone di Motta 'La polvere negli occhi', e omaggi come quello a Helen Macdonald e il suo falco pellegrino Mabel, ma che vuol essere innanzitutto un "romanzo popolare" come dice Garofalo all'ANSA. Il libro, che esce per Frassinelli, sarà presentato il 17 gennaio alla Feltrinelli di via Appia a Roma dall'autore e Neri Marcorè e il 24 gennaio alla Feltrinelli di Piazza Duomo a Milano. "Lo scrittore è al servizio delle storie e io ho seguito la storia. Ho fatto un tentativo di recupero di una scrittura non che parli di me, ma al lettore. Una cosa lontana anni luce dall'autofiction. Come diceva Roland Barthes 'il vero scrittore non sei tu ma il lettore'" sottolinea Garofalo. Giornalista e scrittore, 44 anni, cresciuto in Maremma, che per La Stampa Tuttogreen cura i Racconti del Bosco, interviste e articoli sull'ambiente e la cultura, Garofalo ha esordito nella narrativa con 'Alla fine di ogni cosa' con cui ha vinto numerosi premi. Un libro completamente diverso da 'Il fuoco e la polvere' ma in cui la scrittura, come in questo caso, procede per immagini.
La ferocia della natura umana e della foresta non toglie spazio alla poesia nelle pagine del libro in cui ci si confronta con la materia anche con quella dei corpi e dell'amore. Il Capitano Bosco che aiuta i contadini in lotta contro i padroni che vogliono espropriare le loro terre per costruire la ferrovia è una sorta di Robin Hood e ha nel nome l'essenza della sua anima. E' innamorato della giovane e bella Elena che salva dall'attacco di un orso nella foresta. "Bosco è un po' Robin Hood nella volontà di restituire una pace che è quella della natura e del silenzio. E' l'azione, la nostra capacità di agire e credere che sia possibile fare qualcosa. E' un personaggio che pesa ogni parola quando parla con un richiamo, in questo senso, alla Clint Eastwood" racconta l'autore che non nasconde riferimenti anche alla serie di videogame Assassin's Creed e alla sua infanzia in Maremma. Con i suoi compagni d'avventura, l'africano Abramo, un esperto di esplosivi, un misterioso samurai arrivato in Occidente con il circo, un anziano colonnello tiratore scelto e un ragazzino scampato al massacro della sua famiglia in cui si rispecchia in qualche modo la storia di Bosco, il Capitano lotta contro il potere rappresentato dall'uomo con la bombetta che porta avanti i suoi interessi mascherati dietro il bene dell'Unità d'Italia.
E forte dell'appoggio del nuovo Stato voluto dai Savoia l'uomo con la bombetta arriverà a rapire Elena.
"Ho giocato sul fatto che il dominio del capitalismo che avanza non deve essere nominato. Ecco perchè l'uomo con la bombetta" dice Garofalo.
La ferrovia è quella della tratta Follonica-Orbetello, la Maremmana, inaugurata nel 1864. "Non c'e' stata nessuna battaglia per la costruzione. L'ho immaginata io. Ma ci sono fatti realmente accaduti e figure reali" spiega, come quella del brigante Enrico Stoppa detto 'Righetto' che l'uomo con la bombetta scatena contro il Capitano Bosco.
Siamo nel 1862 ma la difesa del territorio sembra un tema di oggi. "Mi sono reso conto a posteriori di questo legame. Abbiamo pensato per tanto tempo che le risorse fossero infinite, ma non è così. Il mondo globalizzato è fatto di tante micro realtà" sottolinea e spiega che "il confine è legato al tempo ed è anche quello tra il dicibile e l'indicibile" La scelta dei nomi dei personaggi e anche delle parole non è casuale. Così più volte Garofalo parla del "folto" per indicare la "selva" in cui si muove il Capitano Bosco. La sua passione per il western viene dai film più che dalla letteratura, fatta eccezione per Cormac McCarthy, e ne 'Il fuoco e la polvere' ci sono molti elementi per farne un film. "Se capitasse sarei felice" dice lo scrittore.
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