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Camilleri si racconta in Ora dimmi di te

Camilleri si racconta in Ora dimmi di te

Lunga lettera alla pronipotina Matilde

ROMA, 03 settembre 2018, 10:58

Mauretta Capuano

ANSACheck

Andrea Camilleri - Ora dimmi di te - RIPRODUZIONE RISERVATA

Andrea Camilleri - Ora dimmi di te - RIPRODUZIONE RISERVATA
Andrea Camilleri - Ora dimmi di te - RIPRODUZIONE RISERVATA

Una lunga lettera alla pronipotina Matilda che diventa un'autobiografia scritta con la sincerità del cuore. C'e' tutto Andrea Camilleri in 'Ora Dimmi di te' arrivato in libreria per Bompiani. Nel libro, il papà di Montalbano, che il 6 settembre compirà 93 anni, si racconta a una bambina di 4 anni perchè non vuole che "quando lei sarà grande" siano altri a farlo.
    L'incontro con Orazio Costa, "il mio solo e unico maestro, non solo un maestro di regia ma un maestro di vita", il grande amore per la moglie Rosetta che "è stata la spina dorsale della mia esistenza e continua ad esserlo". La scuola negli anni del fascismo con i maestri che ripetevano le parole d'ordine "credere, obbedire, combattere" e poi il colpo di grazia alla sua fede fascista nella primavera del '42 durante il raduno internazionale della gioventù nazifascista al Teatro comunale di Firenze, uno spettacolo teatrale alla presenza del gerarca Pavolini e una strage di mafia a Porto Empedocle. Camilleri bisnonno ripercorre per Matilda gioie, dolori, errori e disillusioni, si mette a nudo con semplicità, humor e coraggio. Racconta gli anni del teatro "che mi cambiò il carattere". E poi la sua avventura di scrittore che per dieci anni vide rifiutato il suo primo romanzo 'Il corso delle cose', scritto nel '68 per mantenere una promessa fatta al padre prima che morisse, quella di scriverlo come glielo aveva raccontato, "mischiando dialetto e lingua". In 'Ora dimmi di te' spiega anche che più che uno scrittore lui si considera un contastorie, "cioè uno che esaurisce nel piacere della narrazione ogni sua possibilità di espressione". "In Italia si ha l'ambizione di creare cattedrali, a me piace invece costruire piccole disadorne chiesette di campagna" sottolinea Camilleri che con i suoi romanzi pubblicati da Sellerio ha venduto 18 milioni di copie in Italia e con la trasposizione televisiva delle inchieste di Montalbano, finora ha superato in Italia il miliardo e duecentomilioni di spettatori, come lui stesso ricorda nel libro.
    Toccante il ritratto di Elvira Sellerio: "Era una donna straordinaria. Voglio dire che possedeva caratteristiche naturali fuori dall'ordinario e aveva il dono di unire in sé qualità umane e professionali apparentemente discordanti". Pieno di riconoscenza il ritratto della moglie Rosetta: "Quando facevo il regista di teatro tenevo più al suo giudizio che a quello dei critici. Non c'è rigo che io abbia pubblicato che non sia stato prima letto da lei. Ho sempre seguito i suoi intelligenti e penetranti consigli, tanto da essere costretto a riscrivere decine di pagine dei miei romanzi".
    Camilleri parla anche dei "guasti prodotti dai vari governi Berlusconi", non nasconde un "rimorso che mi porto appresso.
    Cioè a dire che forse, personalmente, avrei potuto fare di più per non lasciare a voi un avvenire incerto e oscuro". Ha parole dure verso "L'Europa nella quale viviamo" che non ha "per niente preso dagli ideali espressi nel Manifesto di Ventotene" e verso il fenomeno odierno delle migrazioni che "ha fatto riemergere con prepotenza gli egoismi nazionali".
    Mai stato capace di "giudizi assoluti sull'operato di qualcuno" come lui stesso dice alla pronipote, lo scrittore racconta che ai giovani che gli chiedono consigli risponde che hanno un dovere preciso: "fare tabula rasa di noi" e ricorda a Matilde che: "sconfitta o vittoriosa, non c'è bandiera che non si stinga al sole".
   

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