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Innocenti, l'incubo e la rinascita

Innocenti, l'incubo e la rinascita

Matano racconta le storie di tante vite segnate dall'ingiustizia

ROMA, 07 maggio 2018, 15:36

di Marzia Apice

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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 ALBERTO MATANO, INNOCENTI. VITE SEGNATE DALL'INGIUSTIZIA (Rai Eri, pp.285, 18 Euro). Maria, Giovanni, Diego, e poi Domenico, Sandra, Aldo, e via via tanti altri: cittadini perbene, eppure colpiti da una giustizia ingiusta che li ha puniti con la vergogna e con il carcere, accanendosi sulle loro vite e imputando loro reati che non hanno mai commesso. Sono le storie che Alberto Matano racconta in Innocenti (Rai Eri, prefazione di Daria Bignardi), il libro che nasce dall'omonima trasmissione, giunta alla seconda stagione, condotta dal giornalista del Tg1 su Rai3, nel quale vengono affrontati casi in cui il sistema giudiziario italiano ha fallito. Quasi 300 pagine scritte con grande partecipazione, nelle quali Matano descrive i fatti soffermandosi sulle lampanti incongruenze delle indagini, sulle casualità sfortunate, sugli accanimenti, sui soprusi subiti dai protagonisti. Ma nel libro non c'è solo la cronaca, perché largo spazio viene dato ai sentimenti di questi innocenti (e delle loro famiglie) che hanno provato su di sé l'onta della condanna ma che, pur piegati dalla sofferenza, hanno continuato a sperare convinti che prima o poi la giustizia avrebbe fatto il suo corso.
    Per molti di loro l'incubo in carcere è durato poco: come per Maria Andò, detenuta 9 giorni per una rapina e un tentato omicidio avvenuti a Catania, città in cui lei non era mai stata.
    Per altri invece dura anni lunghissimi: ben 15 per Domenico Morrone, pescatore di Taranto, condannato ingiustamente per aver ucciso 2 ragazzi fuori da una scuola, e addirittura 22 per Giuseppe Gulotta, ritenuto colpevole (anche se non lo era) della morte di due carabinieri ad Alcamo. A ognuno di loro lo Stato ha tolto non solo la libertà, ma anche la dignità: se il riconoscimento dell'innocenza è di certo un ritorno alla vita, una rinascita, tuttavia niente e nessuno né tantomeno i soldi del risarcimento potranno mai ricucire fino in fondo quelle ferite, placare la rabbia né restituire il tempo trascorso in prigione. Foto segnaletiche, perquisizioni corporali, impronte digitali, privazione della libertà, e poi quelle sbarre davanti agli occhi, l'iter giudiziario troppo lungo per un paese civile e l'amara consapevolezza di non essere creduti qualunque cosa si dica o si faccia per ribadire la propria innocenza: questo è l'incubo di questi cittadini che a Matano hanno affidato l'opportunità di un riscatto possibile, anche se tardivo e di certo non risarcitorio fino in fondo. Un riscatto che il giornalista vuole offrire loro a ogni costo, sottolineando la riconoscenza verso tutti gli innocenti che ha incontrato, quelli del libro e quelli della trasmissione: "Ognuno mi ha insegnato qualcosa, ciascuno ha lasciato un segno", scrive. E non dimentica la dedica doverosa: "Questo libro è nato così, sull'onda di un'urgenza ulteriore di raccontare, e lo dedico a loro. Agli innocenti, a quelli che sono riusciti ad affermarlo e a quanti, ancora, gridano inascoltati".
   

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