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Aramburu, gli uomini e il terrorismo

Aramburu, gli uomini e il terrorismo

Bel romanzo sull'Eta basca per raccontare imbarbarimento società

ROMA, 01 marzo 2018, 09:45

Paolo Petroni

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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FERNANDO ARAMBURU, ''PATRIA'' (GUANDA, pp. 638 - 19,00 euro - Traduzione di Bruno Arpaia). Un romanzo sul terrorismo basco, quello dell'Eta che sconvolse la Spagna per anni e anni, e che lo esplora dal di dentro, dal dentro della vita di chi vi si trova coinvolto, sia vittima o carnefice, da leggere come vicenda esemplare di ogni terrorismo che si impadronisce con la paura di un territorio.
    Un abbraccio, un abbraccio muto dopo tanto tempo tra due donne che si guardano solo un attimo negli occhi prima di risepararsi e che un tempo erano amiche inseparabili, mogli di due uomini cresciuti nello stesso paesino basco, vicini di casa e dalle vite quasi in comune, poi distrutte da un evento tragico, chiude la storia in un segno se non di pacificazione, comunque di chiusura col passato per un futuro diverso, almeno per i nipoti, visto che i figli sono stati travolti dagli accadimenti, dalle passioni sbagliate, dall'ambiente in cui crescono fatto di sospetti e vessazioni. Il racconto infatti inizia nel 2011, quando gli indipendentisti baschi rinunciano definitivamente alla lotta armata, e poi ricostruisce il passato andando avanti e indietro nel tempo in una costruzione dinamica delle vicende, scritte con una lingua precisa, diretta, essenziale.
    Le due sono Bittori, moglie di Txato che, con la sua piccola impresa di trasporti, si rifiuta di piegarsi alle imposizioni dell'Eta tanto che finirà ucciso da quattro colpi di pistola sulla soglia di casa, e Miren, moglie di Joxian. La prima che, vedova, sarà costretta a lasciare il proprio paese per fuggire all'ostilità verso chi è stato vittima, chi si è messo contro, con nessuno che la difenda. Tantomeno Joxian che non reagisce alla violenza inferta all'amico di una vita, sta zitto e passivo per vigliaccheria, per paura, mentre sua moglie, col tempo, per seguire un figlio cresciuto attivista dell'Eta e finito in galera, per non perdere il contatto con lui, diventerà una fanatica della lotta armata. De resto tanto Txato era intraprendente e intelligente, così Joxian era invece spento e passivo, se fin da quando il primo è preso di mira, fatto segno di ostilità e intimidazioni pubbliche, questi praticamente evita di farsi vedere in pubblico con lui e praticamente non lo saluta nemmeno incontrandolo per strada. A far da motore al procedere degli avvenimenti è la testardaggine di Bittori che con ostinazione vuole sapere la verità sulla morte del marito, che scopre come quel figlio di Miren fosse stato incaricato di ucciderlo, anche se poi non ci era riuscito, e non si tira mai indietro sin quando riceverà da questi l'ammissione della colpa, il dispiacere e le scuse. Sostanza centrale e forza coinvolgente del racconto di Aramburu è l'imbarbarimento collettivo, proprio di tutti i posti dove si instaura un'ideologia totalitaria e terroristica, un degrado della vita sociale e civile, in cui si fanno spazio delazioni e accuse non necessariamente provate, lo svilirsi e l'abdicare individuale, anche all'interno delle famiglie, anche tra madri e figli, così da realizzare un ritratto che diventi esemplare, più che occuparsi di spiegare le ragioni degli uni e degli altri, l'ideale indipendentista e le necessità nazionali, la ferocia della repressione poliziesca e quella degli attentati terroristici. C'è chi si è trovato da una parte chi dall'altra, ma potrebbe essere stato anche l'inverso, il bene e il male hanno confini labili, anche casuali, insofferenze adolescenziali, amore materno malinteso e viscerale, orgoglio o sua mancanza possono modificare un destino e quello di chi volente o nolente si trova a condividerlo. e la verità si ritrova proprio al fondo delle storie individuali, del cuore degli individui. Mentre questo romanzo, adattato anche per il teatro, sta diventando una serie Tv, Guanda annuncia l'uscita di un altro libro di Aramburu sempre sugli anni della lotta basca per l'indipendenza, ''Anni lenti''.
   

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