ROBERTO GERVASO, LE COSE COME STANNO.
L'ITALIA SPIEGATA ALLE PERSONE DI BUON SENSO (Mondadori, pp.125, 17 Euro). Cosa hanno in comune il ragionier Cesaretto Mericoni, amministratore di condominio della periferia sud di Roma, e il pragmatico Tyrone Maccarone, spia americana di stanza nella Capitale? A legarli in una improbabile amicizia, attraverso l'interesse per la storia e la politica del Belpaese, ma anche la passione per le donne e le chiacchiere al bar, è Roberto Gervaso, autore per Mondadori del godibile pamphlet Le cose come stanno. Il libro rappresenta una vera e propria immersione nell'Italia più autentica, quella vissuta dalla gente comune in tutti i suoi pro e i suoi (tanti) contro: per decifrare enigmi e storture dell'Italian way of life serviva un personaggio come Cesaretto, un 'signor nessuno' dal grande buon senso, refrattario alle ideologie, senza ambizioni politiche, sempre informatissimo tra tg e quotidiani, nostalgico della Prima Repubblica di cui conosceva ogni segreto. È lui che con perspicaci riflessioni e acuti giudizi disarma il lettore, proprio perché nella sua assoluta semplicità riesce ad analizzare meglio di tanti "esperti" il nostro presente, partendo proprio dalla storia. Da Andreotti a Craxi, da Prodi a Monti, da Berlusconi a Napolitano, ci sono proprio tutti tra le pagine di Gervaso, che racconta chi siamo attraverso i colloqui intercorsi tra il ragioniere e l'agente segreto, quest'ultimo bramoso di capirci qualcosa nel marasma italiano per poter poi riportare tutto nei suoi resoconti destinati alla Casa Bianca di Trump. E sarà proprio il presidente tycoon a regalare un'inattesa sorpresa a Cesaretto, premiato per la sua incredibile capacità di 'leggere' il Paese. Gli strali di Cesaretto-Gervaso colpiscono a destra e a manca, sottolineando con arguzia e frasi lapidarie il preoccupante impasse in cui ci troviamo, la mancanza di senso civico degli italiani, la burocrazia, il trasformismo. Non mancano i protagonisti della politica degli ultimi anni, come Matteo Renzi, "un mix di Capitan Fracassa, del dottor Stranamore, del Barone di Münchausen e di Don Chisciotte, gran venditore di fumo in technicolor", o Beppe Grillo, un vero capopopolo, "di cui tutti temevano i diktat, le intemerate e soprattutto i tanto esecrati vaffa...", la cui fortuna "era anche quella di aver fatto studi sommari, e questa lacuna gli era stata di gran giovamento". La storia di Cesaretto e il suo interlocutore si spinge verso l'assurdo, ed è ciò che la rende appetibile al lettore, soprattutto perché appare più vera di tante altre: a condirla ci sono l'ironia tagliente, la briosità dello stile, l'eleganza colta dei riferimenti dotti tipiche di Gervaso ma soprattutto l'amara consapevolezza di un Paese allo sbando. Troppa severità? Forse, ma l'affresco che l'autore dipinge per bocca del borghesuccio e un po' squallido Cesaretto maschera la propria cupezza dietro la verve della scrittura: purtroppo ciò che emerge è un'Italia smarrita, in cui niente funziona, un Paese che vive in un "regime, che non diventa dittatura perché refrattario a ogni forma di organizzazione e di disciplina".
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