ALTAN, 'BESTIE UMANE' (Gallucci, pag.
104. Euro 10,00).
''Gli uomini sono delle bestie''. Dice lui, leggendo il giornale. ''Magari'', sospira lei, rimestando il ragù sul fuoco, con la coda che spunta sotto il grembiule. Parte da qui il viaggio in matita di Francesco Tullio Altan in ''Bestie Umane'', nuova e inedita raccolta di vignette che il creatore della Pimpa ma anche dell'operaio Cipputi, storica firma de L'Espresso di cui da anni apre ogni numero, ha disegnato nell'arco di una vita e che sarà in libreria a fine mese, ancora per Gallucci editore (pag. 104 - 10,00 euro). Una galleria di ''scene'', scambi, sguardi, che fanno ''implodere'' la risata, con l'ironia tagliente alla quale Altan ci ha da tempo abituati, sintetizzando forza e leggerezza, analisi e risate. Al centro, uno dei temi ricorrenti della sua analisi: il confronto tra uomini e animali, marcando qualche differenza e molti tratti in comune, dall'amico Fido a tutto un popolo di polli, galline, pesci e maiali parlanti (spesso dotati di maggior ''umanità'' degli uomini). Una relazione nella quale si riflettono vicende del Paese, tra amarezza e autoironica disperazione.
Ecco allora che, divisi in capitoli quasi per ''razze'' (Bovini, Cani, Fido, Padrifigli, Cavalli, Cacciagrossa, Pollastri) Altan racconta del nuovo che avanza (o forse, meglio, incombe), con la mucca contenta di presentarsi come ''saggia e tranquilla'' e l'uomo che invece la stronca subito: ''Stupida conservatrice: la gente vuole il nuovo!''. O della follia umana per la conquista (''Orino per delimitare il territorio'', dice il cane. ''Poi tocca chiamare le multinazionali per difenderlo'', risponde l'altro). C'è il padrone che rimprovera il cucciolo che sbava: ''Piantala di guardarmi come io fossi gli U.S.A e tu il nuovo capitalismo italiano''. E poi i grandi misteri irrisolti del paese (''L'hai fatta sul tappeto!''.
''Forse. Ma non sapremo mai la verità''), gli attriti internazionali con un buldog ''aggressivo'' e dagli occhi così somiglianti al leader russo che ''se ne fotte persino delle risoluzioni internazionali''. Pochi tratti, poche parole, ed ecco le crisi ambientali con i rimbrotti di mamma pesce al figlio che si lamenta del sapore del petrolio: ''Mangia - gli dice - Se fai il bravo ti do un sacchetto di plastica per vomitare''. E poi le lotte sindacali cavalli-fantini, gli opportunismi che attanagliano il paese (''Rallenta! - urla il fantino al suo stallone - Se vinciamo ci tocca correre di nuovo'') e certi tratti amaramente tutti nostrani (''Sei losco inutile e stonato. Eppure mi incanti'', dice il serpente.
''Sarai mica italiano?'', replica il suonatore). ''Disegno il mondo come è e come potrebbe essere'', spiega Altan aprendo il volume. E tra le tante, c'è anche una vignetta che sembra proprio disegnata in questi giorni, nel pieno degli scandali che scuotono le coscienze da Hollywood a Roma passando per il Parlamento inglese. ''I compagni mi dicono che sono un porco'', piagnucola un elegantissimo bimbo-maiale con cravatta. ''I compagni passano - lo rassicura il padre - I porci restano''.
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