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La felicità è a portata di trolley

La felicità è a portata di trolley

Marta Perego firma manuale semiserio per panico da bagagli

ROMA, 20 luglio 2017, 09:39

Daniela Giammusso

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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       MARTA PEREGO, 'LA FELICITA' E' A PORTATA DI TROLLEY' (DE AGOSTINI, pp. 272 - 16,00 EURO). C'era un tempo in cui problema di una donna(o l'aspirazione, dipende dai punti di partenza) era rientrare nei canonici 90-60-90. Oggi i centimetri in cui costringersi, spesso con fatica e frustrazione, sono altri: 55x40x20. E se avete già capito di cosa si parla, è un dilemma che attanaglia anche voi. Sono le categoriche, inappellabili, a volte persino drammatiche misure del bagaglio a mano concesso in aereo. Ma se pensate che sia solo un problema pratico, sbagliate. A raccontarlo è Marta Perego, giornalista e conduttrice tv, una vita con la valigia in mano, oggi volto di Adesso Cinema su Iris Mediaset e autrice di ''La felicità è a portata di trolley'', semiserio manuale spiritual-pratico, in libreria per De Agostini giusto in tempo per le vacanze.
    Non si sa, almeno in questo libro, se il problema sia condiviso anche dalla platea maschile, ma il dato di partenza è l'ansia, a volte il panico, che prende una donna di fronte alla propria valigia vuota, trolley o baule che sia. Peggio del foglio bianco per uno scrittore. Ma nulla in confronto al trovarsi in shorts a gennaio a Cortina o in un safari in Africa con dieci minigonne e zero protezioni solari. ''Nessuna donna è perfetta e sicura - scrive la Perego - Impacchettare indumenti giusti nel modo giusto è quello che pensiamo che tutto il resto del mondo sappia fare eccetto noi. Perché noi siamo sempre di fretta. Sempre sgangherate, sempre alla rincorsa di qualcosa. Appesantite da borse, borsette e tracolle''. E soprattutto da ricordi di altre partenze, ''di altri pianti, di altri scivoloni, di altre trasferte sgangherate''. Perché, come si accorge l'autrice all'ennesima valigia sbagliata, in quei bagagli, ''in quegli outfit abbozzati, in quelle gonne che non si abbinavano con le magliette, era contenuta la cifra di me stessa''. La verità, secondo la Perego, è che la valigia è il punto di incontro tra chi siamo tutti i giorni e chi vorremo essere una volta in viaggio. Non importa se si tratti di lavoro o di un week end con gli amici, di una settimana di relax o una fuga per dimenticare un amore finito. ''Non si tratta di fare la valigia, ma di capire chi siamo noi che la stiamo impacchettando. E cosa vogliamo proiettare, di noi, nel percorso che stiamo per compiere''. Come dire, la paura di scegliere cosa infilarci dentro nasconde la paura di metterci anche troppe aspettative e, magari, di rimanere deluse. E allora, nel dubbio, ''si finisce per impacchettare il caos, come se niente fosse''. E ci si ritrova all'Hotel Ritz con quel miniabito rosa che non mettevamo dal liceo. E forse una ragione c'era.
    Tra aneddoti personali, incontri con una nonna viaggiatrice, film celebri (come sarà stata la valigia di Ingrid Bergman quando dice addio ad Humprey Bogart in Casablanca?) e grandi celebrità (ricordate la valigia bianca di Marilyn?), ecco allora qualche consiglio doc per tenere a bada ansia e pasticci mentre si è lì, con il trolley aperto che ci guarda impietoso. Studiato il programma di viaggio, meteo ed eventuali occasioni particolari, portate il ''giusto indispensabile'', ovvero, secondo la Perego, ciò che serve e ciò che ci fa stare bene. Si a capi passepartout, multitasking, come il classico tubino nero: d'altronde ''ripetersi non è un reato''. Ma evitare le distanze abissali con chi siamo nella vita di tutti i giorni. Trovate poi il vostro ''oggetto magico'', l'accessorio che potete mettere su tutto e trasformarlo; organizzate anche fisicamente il vostro bagaglio (soprattutto se il viaggio è a tappe) ma concedetevi uno spazio di ''distrazione''. Perché serve sempre. D'altronde, come diceva Rossella O'Hara, o quasi, ogni giorno è un altro viaggio.
   

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