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Tommaso e il 'Senso della lotta'

Tommaso e il 'Senso della lotta'

Storia e indagine di un figlio su genitori e Anni di piombo

ROMA, 02 maggio 2017, 10:00

di Paolo Petroni

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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NICOLA RAVERA RAFELE, 'IL SENSO DELLA LOTTA' (FANDANGO, pp. 440 - 18,50 euro) Dopo il tempo delle memorie dei protagonisti e dei bilanci dei coetanei, viene il momento più difficile, ma il più importante, quello dei figli che possono, con diversa distanza eppure un inevitabile coinvolgimento, cercar di ricostruire e capire cosa successe. Vale per la seconda guerra mondiale, per la resistenza, come ora per gli anni di piombo e della contestazione. Il romanzo è tra i candidati allo Strega.
    A proporci un'indagine intima e profonda sugli anni di lotta e terrorismo e su quanto hanno tolto e quanto hanno lasciato alla storia personale di Tommaso Musso è questo romanzo di Nicola Ravera Rafele (classe 1976, praticamente la stessa età del suo protagonista), romanzo sinfonico, a più voci e più registri narrativi, che si intrecciano e si sovrappongono; una storia familiare intensa e dolorosa, ma anche un percorso storico e sociale di crescita, di formazione che attraversa due generazioni, così lontane da non poter quasi dialogare.
    "Era una sensazione di grandezza, eravamo dentro alla storia che si faceva": poteva davvero essere questo ciò che provava un giovane terrorista negli anni '70? E la sua lotta armata poteva forse avere un senso? Tommaso ha 37 anni e si è costruito una vita normale, borghese, anche se è figlio di due terroristi morti nell'83, quando lui di anni ne aveva solo quattro. Non sa molto di loro, solo l'essenziale, e non fa troppe domande ai genitori adottivi Luca e Diana, sorella di sua madre. Tommaso è giornalista precario, lavora a Roma al Corriere e vive con Marta; il loro è un rapporto sfilacciato, senza più intesa. Per svuotare la mente, tre giorni a settimana Tommaso va a correre: musica nelle orecchie, scarpe da running. Una volta però all'improvviso tutto si annebbia, il respiro si spezza e lui si sente morire. E' solo un attacco di panico, come saprà dal dottor Pinto, il medico che lo visita e che riconosce il suo cognome: Musso? è forse figlio di Michele Musso che ho conosciuto in Francia nell'84? Basta questo e l'impalcatura che sostiene la vita di Tommaso sembra sgretolarsi di colpo grazie a quella data: ufficialmente i suoi genitori sono morti nell'83 e lo ha letto perfino sulla lapide della loro tomba. Questo diventa quindi il punto di svolta narrativo e personale del protagonista, quello che rimescola tutte le carte e cancella ogni certezza, col romanzo che prende il via verso l'alto e la vita di Tommaso risucchiata invece verso il basso, dal piombo del passato.
    L'urgenza di fare luce sui genitori, e quindi di cercarli, fa di Tommaso il protagonista di un topos letterario e la narrazione si avvia a diventare quella sinfonia (talvolta anche troppo ricca e variegata) di voci, arricchita di testimonianze, lettere, appunti e documenti, che raccontano e smentiscono poi ogni cosa, fino a ricostruire, tassello dopo tassello, la tragica storia di quegli anni e assieme la vicenda privata dei suoi genitori. Il senso della storia, appunto, di quella storia, visto dalla distanza giusta, quella di una generazione che fa i conti con il suo passato e le sue radici. Nel romanzo risuonano molte voci, anche in prima persona come del resto quella del narratore-protagonista di quel percorso che ha "trasformato in un'inchiesta la mia vita prima di me". Il senso della lotta diviene quindi un racconto noir verso la verità, senza l'espediente della commozione, quindi senza retorica dei sentimenti, ma solo attraverso il ricercare, il documentare e il narrare per capire. Come se toccare quegli anni di rivolta, di "rabbia feroce... di una forza gelida e travolgente... mai attraversata da un dubbio", avesse davvero cancellato anche la possibilità di piangere i morti, avvilire i sentimenti, considerare borghese ogni debolezza.
    E' un viaggio durissimo quello che fa Tommaso per riappropriarsi della propria storia. Un taglio netto con la sua vita di prima, con il lavoro, con Marta, con Roma, come se fosse necessario spogliarsi di tutto. Anche i suoi rapporti familiari vacillano, anche la figura di Diana, la zia-madre che lo ha cresciuto e amato, si scopre carica di un passato scomodo, taciuto. E mentre il finale accompagna il lettore verso ciò che Tommaso troverà alla fine, l'epilogo del libro è altro: romanzo nel romanzo, finale nel finale, finzione letteraria come specchio della verità.
   

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