(di Marzia Apice)
ROBERTA MERCURI, REPERTORIO DEL
DELITTO ITALIANO. Omicidi, stragi e suicidi compiuti in Italia
2000-2015 (Edizioni Clichy, pp.586, 20 Euro). Indicare il luogo,
l'ora e il modo dei delitti, perché contano i fatti e servono
poche parole, anche se scelte accuratamente. E poi, per
raccontare in modo efficace gli oscuri meandri della natura
umana e l'efferatezza di alcuni crimini, è inutile aggiungere
aggettivi e orpelli, né tanto meno giudizi non richiesti.
Risiede principalmente qui, nella sottile e penetrante eleganza
del linguaggio, il fascino inquietante del Repertorio del
delitto italiano (Edizioni Clichy), libro in cui la giornalista
Roberta Mercuri raccoglie gli omicidi, le stragi e i suicidi
compiuti in Italia dal 1° gennaio del 2000 fino alla notte di
Natale del 2015.
Le storie raccontate - tutte vere e apparse in 5000 battute
nella rubrica Delitti e suicidi del Foglio del lunedì redatta
dal 1996 dalla Mercuri - sono suddivise in base alla modalità
usata per dare o darsi la morte, tra accoltellati e strangolati,
avvelenati e pestati di botte, passando per impiccati, gettati
nel vuoto, stritolati, fatti a pezzi, e così via. Tra le pagine
il lettore ritroverà nomi noti balzati improvvisamente agli
onori della cronaca, vittime e carnefici insieme. Ci sono grandi
personaggi come Mario Monicelli e Franco Lucentini, entrambi
suicidi, e i 'fidanzatini' adolescenti Erika e Omar che a Novi
Ligure massacrarono a coltellate la mamma e il fratello
dodicenne della ragazza. Non mancano Pippa Bacca, performer
milanese e nipote dell'artista Piero Manzoni, che fu violentata
e poi strangolata da un balordo in Turchia. Tantissime le donne
'comuni', come Elena Ceste, uccisa dal marito, e Giovanna
Reggiani, che trovò la morte nella stazione romana di Tor di
Quinto dove fu stuprata e pestata di botte da un giovane rumeno,
così come le ragazze strappate alla vita, tra cui Chiara Poggi,
Yara Gambirasio e Serena Mollicone. Fino ad arrivare ai nomi che
fanno stringere di più il cuore, quelli dei piccoli Samuele
Lorenzi e Tommaso Onofri, la cui tragica fine provocò tanto
sdegno e dolore nell'opinione pubblica.
Anche se chi legge si lascerà trasportare da curiosità e
ribrezzo per tanta violenza, dalla penna dell'autrice riceverà
la freddezza di un tono indifferente e non avrà ne più né meno
che scarni e nudi dettagli, sufficienti a far comprendere gli
eventi. Nessun elemento per indicare lo svolgimento delle
indagini, nessuna concessione alla morbosità. Ed è qui la
bravura della Mercuri, che ha appreso tutto dal maestro Giorgio
Dell'Arti, autore della prefazione del libro e direttore
dell'edizione del lunedì del Foglio. Accanto ai delitti
eccellenti, poi, il lettore ne troverà ovviamente moltissimi
altri, la maggior parte ormai sconosciuti o dimenticati,
riportati in modo stringato in una lunghissima e cupa fila di
nomi ed esistenze accomunate da una morte violenta. Se le armi
sono le più disparate - pistole e coltelli, ma anche martelli e
balestre, cappi e forbici - varie lo sono anche le condizioni
sociali di vittime e carnefici: ci sono i ricchi e i poveri, gli
aristocratici e gli ex detenuti, gli intellettuali, i contadini
e i malati di mente. Sullo sfondo resta la nostra società che,
mentre si evolve, prova a fare i conti con le sue storture, con
le sue sacche di nevrosi e solitudini, tra violenze e follie di
disumanità, senza riuscire né ad arginarle né a
prevenirle.
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