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Frontiere, tra scontri e incontri

Frontiere, tra scontri e incontri

Nel saggio di Graziano nazionalismi di oggi ed echi della Storia

ROMA, 07 aprile 2017, 12:49

Marzia Apice

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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 MANLIO GRAZIANO, FRONTIERE (il Mulino, pp.168, 13 Euro). Possono creare fossati o mettere in comunicazione, sono reali o simboliche, ma se interpretate come 'oggetti politici' sono per natura mutevoli sia dal punto di vista della funzione che del significato. È quanto ci ha insegnato la Storia sulle frontiere nel corso dei secoli e ci rivela oggi un presente inquieto in cui i muri sembrano essere tornati di moda. Parte da qui la breve ma densa riflessione di Manlio Graziano, studioso e professore di geopolitica a Parigi presso l'American Graduate School e la Sorbonne, che nel saggio Frontiere (il Mulino) analizza il concetto di 'limes' e spiega i recenti 'ritorni di fiamma' dei nazionalismi delineando un quadro attualissimo e di grande lucidità. L'analisi parte da un punto di vista storico, dalla nascita delle frontiere alla loro evoluzione nei secoli, con l'invenzione delle nazioni e il principio di nazionalità, la caduta del Muro di Berlino (che ha generato il sogno, poi infranto, di un mondo senza barriere), la globalizzazione che ci ha unito ma anche diviso e il riaffermarsi dell'idea di chiusura delle frontiere con la crisi economica. Graziano prosegue spiegando i tipi di frontiere legandosi alle vicende storiche degli Stati, con molti riferimenti a ciò che sta accadendo oggi, anche all'inadeguatezza e all'impreparazione alla complessità del presente da parte di chi dovrebbe decidere del nostro destino. Ci sono dunque le frontiere ufficiali, quelle che delimitano gli Stati, e quelle invisibili, che lacerano interi Paesi, città, quartieri, e che sono il frutto pericoloso di ideologie e religioni. Né positive né negative, questi oggetti politici in continua evoluzione sono essenziali alla comprensione della società contemporanea. Tuttavia, spiega l'autore, va sempre tenuto presente che "le frontiere non sono uguali per tutti", perché è impossibile non considerare le condizioni economiche, sociali e politiche di chi quelle frontiere attraversa. E questo la cronaca ce lo ricorda ogni giorno, con le immagini dei disperati che rischiano la vita per valicare un confine. Sul 'revival' recente delle frontiere, Graziano non ha dubbi che la motivazione sia nella volontà illusoria di ricreare un 'Eden' perduto di benessere, e poter risolvere la crisi degli Stati-Nazione, meno prosperi e sicuri di prima, con un isolazionismo e un'autosufficienza ormai "non più possibili perché ogni tipo di produzione è legato da mille fili al mercato mondiale". Discorso analogo se si analizzano gli odierni sogni di 'chiusura' alla Trump, con l'idea di costruire muri e barriere di filo spinato: sono solo ricette inutili e dannose, che rappresentano facili soluzioni a situazioni troppo complesse, e cercano il consenso facendo leva sulla paura di realtà a noi estranee e non più così lontane, come i flussi migratori e il terrorismo.
   

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