Può sopravvivere una madre al dolore
della morte di un figlio? Michela Marzano, la scrittrice di
Volevo essere una farfalla (2011), L'amore è tutto: è tutto ciò
che so dell'amore (Premio Bancarella 2014), Papà, mamma e gender
(2015), cerca di dare una risposta nello struggente romanzo che
esce il 4 aprile per Einaudi Stile Libero con il titolo di
L'amore che mi resta (pagine 240, 17,50 euro), continuando ad
indagare il mondo dei sentimenti.
La protagonista, Daria pensava che l'amore potesse riparare
ogni cosa. Poi Giada, sua figlia, si è uccisa. E il mondo è
andato in pezzi. La sera in cui Giada si ammazza, Daria
precipita in una sofferenza che nutre con devozione religiosa,
perché è tutto ciò che le resta della figlia. Una sofferenza che
la letteratura non deve aver paura di affrontare. Per questo
siamo disposti a seguire Daria nel suo buio, dove neanche il
marito e l'altro figlio riescono ad aiutarla; davanti allo
scandalo di una simile perdita, ricominciare a vivere sembra un
sacrilegio. Daria si barrica dietro i ricordi: quando non
riusciva ad avere bambini e ne voleva uno a ogni costo, quando
finalmente ha adottato Giada e il mondo ''si è aggiustato'',
quando credeva di essere una mamma perfetta e che l'amore
curasse ogni ferita. Con il calore avvolgente di una melodia,
Michela Marzano dà voce a una madre e al suo struggente de
profundis. Scavando nella verità delle relazioni umane, parla di
tutti. Del nostro desiderio di essere accolti e capiti, della
paura di essere abbandonati, del nostro ostinato bisogno di
amore, perché ''senza amore si è morti, prima ancora di
morire''.
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