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Paul Beatty, l'America è passata di moda

Paul Beatty, l'America è passata di moda

Il vincitore del Man Booker Prize in Italia con 'Slumberland'

ROMA, 17 marzo 2017, 09:49

Mauretta Capuano

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Slumberland di Paul Beatty - RIPRODUZIONE RISERVATA

Slumberland di Paul Beatty - RIPRODUZIONE RISERVATA
Slumberland di Paul Beatty - RIPRODUZIONE RISERVATA

(di Mauretta Capuano).
    PAUL BEATTY, SLUMBERLAND (FAZI, PP 319, EURO 18,50). L'America? "E' passata di moda" dice lo scrittore Paul Beatty, primo americano a vincere il Man Booker Prize, nel 2016 con 'Lo schiavista' (Fazi) in cui ha immaginato, ribaltando la prospettiva, che un esponente della piccola borghesia afroamericana abbia uno schiavo e venga accusato di reintrodurre la segregazione razziale. La questione dei neri si trova anche in 'Slumberland', il libro precedente e il preferito dello scrittore afroamericano, uscito ora in Italia, sempre per Fazi editore, con cui è atteso domenica 19 marzo a 'Libri Come', la festa del libro e della lettura all'Auditorium Parco della Musica di Roma, che si inaugura oggi con un'apertura speciale in 14 biblioteche romane.
    E' la storia di dj Darky, nero di Los Angeles che va a Berlino quando sta per cadere il muro inseguendo il sogno di trovare il mitico musicista dell'avanguardia jazz Charles Stone, in arte Schwa e approda allo Slumberland bar dove viene assunto come dj sommelier. E anche in questo romanzo Beatty spiazza facendo dire al suo protagonista che "essere neri è passato di moda". "In realtà, forse avrebbe più senso dire che lo sono gli americani. Che è finita un'era" spiega all'ANSA lo scrittore appena arrivato a Roma. Anche se "il colore della pelle continua ad essere un elemento importante, soprattutto pensando al fenomeno migratorio anche se non passo così tanto tempo in Europa - afferma Beatty - da poterne parlare approfonditamente".
    Ed è "troppo presto anche per dire qualcosa sull'America di Trump" per lo scrittore che vive a New York ed è nato nel 1962 a Los Angeles. "Nell'aria c'e' la minaccia di un cambiamento che deve ancora avvenire. Il più evidente al momento è nell'atteggiamento dei media che sembrano avere preso più coscienza dell'importanza del loro lavoro. Una reazione però che è dovuta anche ad un istinto di auto-sopravvivenza perchè il nuovo presidente Usa vuole mettere in campo misure per limitare la libertà di stampa e l'accesso all'informazione. In termini di politiche concrete è ancora presto per parlare. Se andrà avanti la riforma dell'Obamacare, 25 milioni di persone si troveranno senza assicurazione sanitaria. Il peggio deve ancora venire.
    Quello che hanno capito le persone è che i diritti acquisiti possono essere tolti". Ma la cosa più interessante da chiedersi, per Beatty, è: "cosa è cambiato in 8 anni di presidenza Obama?".
    "E' una risposta difficile. La presidenza Obama è stata ambigua da diversi punti di vista. Il suo merito principale è di aver fatto tanto per la comunità Lgbt (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender) facendola sentire parte integrate nel sistema americano, ma dal punto di vista internazionale è stata la stessa schifezza di sempre". Ironico, spiazzante e paradossale Beatty vede il mondo da questa prospettiva e ama soprattutto "trovare connessioni tra storie e persone completamente diverse". Come accade con il muro di Berlino di cui Darky vive l'imminente caduta. "In Germania hanno abbattuto il muro e dichiarato 'siete tutti uguali' anche se tuttora ci sono differenze tra Est e Ovest. Lo stesso in un certo senso è accaduto con gli afroamericani: si è detto 'le leggi razziali non esistono più', siamo tutti uguali ma non è così. E' interessante notare questi parallelismi tra paesi diversi. Il concetto di muro lo ho sempre trovato interessante perchè ti permette di capire come si formano le identità delle persone che non sono reali, sono contratti sociali, politiche".
    E' accaduto anche con 'Lo schiavista' del quale Beatty ha "venduto i diritti per farne un film. Ma il processo è lungo e non sarà facile. Io dovrei firmare la sceneggiatura" racconta.
    Pur essendo un libro totalmente americano, nel romanzo vincitore del Man Booker Prize 2016 "in molti paesi è stato trovato un riflesso della propria situazione, come è accaduto recentemente in India" sottolinea lo scrittore che in 'Slumberland' mostra anche tutto il suo amore per la musica. "E' stata una delle cose che mi ha permesso di restare in salute quando ho vissuto in Germania dove non c'è una gran bella musica ma c'era spazio per il free jazz, culturalmente contro corrente" dice con aria un pò pensierosa.
   

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