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Sanremo, la 'controstoria'

Sanremo, la 'controstoria'

Gangster, droga, soldi e potere, ecco i segreti del festival

ROMA, 08 febbraio 2017, 23:17

Marzia Apice

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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 ROMANO LUPI - RICCARDO MANDELLI, IL LIBRO NERO DEL FESTIVAL DI SANREMO (Odoya, pp.320, 20 Euro). La canzone leggera, orecchiabile e popolare; la sottile tensione della gara; i fiori, i bei vestiti e un'atmosfera elegante ma rassicurante, condita con il clamore di retroscena e pettegolezzi, e gli imprevisti sempre dietro l'angolo; il tutto shakerato nel segno del più tipico costume italiano. Non è forse questo il segreto del Festival della canzone italiana, ciò che ci fa ripetere ormai come un mantra che 'Sanremo è Sanremo'? Sì, certo, ma non è tutto qui. Perché all'annuale appuntamento canoro trasmesso dalla Rai ormai da ben oltre 60 anni (da quel 29 gennaio del 1951 con la prima edizione presentata da Nunzio Filogamo e vinta da Nilla Pizzi con Grazie dei fior) si potrebbero abbinare ben altri fattori di successo, in una storia torbida fatta di gioco d'azzardo e massoneria, mafia e politica, meccanismi di voto truccati e tanti interessi economici e di potere. E' questa la tesi di Romano Lupi e Riccardo Mandelli, autori de Il libro nero del Festival di Sanremo, un'interessante inchiesta ricchissima di contenuti e indiscrezioni pubblicata da Odoya. Mescolando l'approccio da 'indagine sul campo' e il tono brillante, i dati di cronaca e la storia del nostro Paese, i nomi dei cantanti e le loro canzoni, i due autori offrono al lettore un nuovo punto di vista da cui guardare Sanremo, entrando cioè nelle viscere di una manifestazione musicale che ormai, comunque la si pensi, fa parte della nostra cultura di italiani. La 'controstoria' narrata in questo libro nero inizia ben prima del 1951, ma proprio lì vuole arrivare, per spiegare perché il festival sia nato in quell'anno e perché proprio a Sanremo, evidenziando i legami tra la manifestazione e le attività del casinò presente nella città dei fiori. Nata per un'intuizione, già alla terza edizione la kermesse canora trasmessa dalla Rai iniziò a volare nei cieli del successo, determinando anche un'impennata nella vendita dei dischi tanto da diventare, come scrivono gli autori, "una vera e propria industria promozionale, su cui i discografici puntarono quasi tutte le loro carte". Ma di decennio in decennio, crescendo di pari passo con il benessere del Paese, Sanremo è diventato non solo simbolo di showbusiness, ma un luogo su cui si stendeva la longa manus di mafiosi, faccendieri e politici, in cui lo spionaggio era attività diffusa, così come il riciclaggio di soldi e il traffico di droga, e in cui neppure la musica era così 'pura' come sembrava, considerando i meccanismi di ammissione e votazione a dir poco opachi. E tra i lustrini e le paillettes dello spettacolo, trasferendosi poi nel '77 dal Casino all'ormai celeberrimo Teatro Ariston, il Festival si è conquistato la sua dimensione internazionale (con le canzoni e i cantanti di Sanremo che tra gli anni '80 e '90 invadono letteralmente la Russia), ma è passato anche da pagine buie come il suicidio di Luigi Tenco e le colpevoli dicerie su Mia Martini considerata una iettatrice e poi 'riabilitata' con il premio della critica che porta il suo nome. Senza dubbio una lettura che non annoia, questo libro offre al lettore aneddoti e dietro le quinte a dir poco succosi, mostrando che, nella lunga parabola del Festival dal secondo dopoguerra al nostro presente, certe 'consuetudini' (tra denunce, veleni e poteri forti indicati con precisione dagli autori) non sembrano essere passate ancora di moda.
   

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