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Mieli, In guerra con il passato

Mieli, In guerra con il passato

Viaggio nei secoli di Mieli per scovare bugie e falsi miti

ROMA, 23 gennaio 2017, 09:03

Marzia Apice

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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 LE FALSIFICAZIONI DELLA STORIA (Rizzoli, pp.276, 20 Euro). La trattativa Stato-Mafia non è un fenomeno nato nei nostri tempi, ma una consuetudine della Destra e della Sinistra storiche, presente fin dalla fondazione dell'Italia unita. Il Presidente Lincoln non fu mosso a fare la guerra per abolire la schiavitù, perché in realtà non riteneva che i neri avessero gli stessi diritti dei bianchi, ma solo per salvare l'Unione. Il Vate degli Italiani, Gabriele D'Annunzio, fu tenuto 'prigioniero' da Mussolini al Vittoriale, con 21 persone al suo servizio, tra cui alcuni membri della polizia fascista. Il dittatore Stalin ebbe un'educazione religiosa, e fu proprio la sua permanenza in seminario a determinarne l'indole sospettosa e l'attitudine al controllo degli altri, allo spionaggio e alle tecniche repressive. Sono solo alcune delle ricostruzioni storiche che Paolo Mieli presenta nel libro In guerra con il passato (Rizzoli), nel quale affronta con erudizione e acume alcune pagine della storia del mondo occidentale, rimescolando in qualche modo le carte alla luce degli studi condotti da importanti storici e studiosi. Senza paura di affrontare la complessità e riordinando a uso e consumo del lettore fatti e documenti, l'autore compie un lungo e affascinante viaggio nei secoli, con l'obiettivo di demolire menzogne e falsificazioni legate ad alcuni fatti storici noti e comunemente accettati. Non c'è gusto per il revisionismo, ma solo la volontà di guardare all'oggi in modo concreto: per affrontare infatti le sfide del presente e prepararci a quelle del futuro non si può prescindere dal fare i conti con il passato, anche se ciò significa mettere le mani in quelle pagine di storia che ormai fanno parte del sapere diffuso, e che sembrerebbero già completamente chiarite e prive di dubbi. Verrebbe da dire che si tratta di una questione annosa: la Storia la scrivono i vincitori, e i vinti devono accettarla. Ma non è solo questo, perché il problema riguarda direttamente la politica attuale, che vuole piegare la Storia ai propri interessi. Da vero alfiere del metodo scientifico, Mieli indossa i panni dello storico accanto a quelli del giornalista e affronta i fatti del passato con occhio e animo liberi da convinzioni precostituite, cercando quindi di confutare e non di consolidare le proprie certezze. Grazie a questo atteggiamento il risultato è un libro illuminante, che ha il merito di accrescere la conoscenza e stimolare il senso critico.
   

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