MARCELLO GIANNOTTI - PAOLO GIORDANO, VASCO, FABRIZIO E I BEATLES SPIEGATI A MIO FIGLIO (Arcana, pp.143, 14 Euro). Un padre e un figlio. Un rapporto che si nutre di amore e di contrasti, di passioni condivise e di inconciliabili incomprensioni. Un rapporto che passa anche per la musica. Per quel filo di note che si snoda, si riannoda, si aggroviglia per dipanarsi di nuovo, tra una generazione e l'altra. A volte avvicinando, a volte creando solchi profondi. E così i padri di oggi si trovano nella difficile, se non impossibile, sfida di spiegare ai proprio figli adolescenti, bulimici di musica, chi siano stati i Beatles, Vasco Rossi, Fabrizio De André, Giorgio Gaber, David Bowie, Francesco De Gregori, Edoardo Bennato; l'avvento della disco music e il Beat; il perché del Festival di Sanremo o del caro vecchio e ingombrante 33 giri. Ma soprattutto devono trovare le parole per spiegare ai ragazzi di oggi come tutto questo abbia influito sulle loro vite, adolescenti di ieri. Una sfida raccolta dai giornalisti Marcello Giannotti e Paolo Giordano, che attraverso uno sguardo dolcemente nostalgico rivolto al passato provano a consegnare alle nuove generazioni gli strumenti per imparare ad emozionarsi e ad amare la musica.
"I ragazzi - spiegano gli autori nella prefazione di "Vasco, Fabrizio e i Beatles spiegati a mio figlio" - ascoltano la musica in misura sicuramente maggiore di quanto lo facessimo noi, ma spesso, almeno così si dice, in modo più superficiale.
Lo streaming, la musica liquida è tanto comoda e accessibile, ma rende tutto più volubile. Nessuno distingue più nulla. E così, quando un padre ascolta o parla di una canzone pop che gli ha cambiato la vita e cerca di trasmettere le proprie emozioni ai figli, prova un senso di frustrazione devastante".
E allora, con pazienza, uno dopo l'altro, sfilano gli artisti che più di altri hanno lasciato un segno. Vasco, che "sa cantare quello che le persone pensano, ma proprio non sanno come dirlo"; Gaber, che "ti aiuta a diventare migliore, ti apre gli occhi"; i Beatles, "il simbolo più forte che la nostra generazione ha consegnato alla storia". Con De Gregori e Bowie "abbiamo capito che dovevamo inseguire, a ogni costo, i nostri sogni", mentre la disco music "è stata necessaria a migliorare le nostre vite, per uscire dal rischio di credere troppo in noi stessi e di prenderci troppo sul serio".
Nessuna concessione al "meglio ieri-peggio oggi", nessuna lezione impartita dall'alto. Il messaggio ai giovani lettori passa attraverso l'emozione per una canzone ascoltata per la prima volta, l'orgoglio di far parte di una comunità, la soddisfazione di avere tra le mani un vinile. Ma poi in fondo, concludono gli autori, "il segreto della grande musica è solo uno: basta ascoltarla".
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