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Luce con muri, cercando Hopper

Luce con muri, cercando Hopper

In viaggio con Michele Mozzati nei quadri del grande pittore

ROMA, 21 novembre 2016, 11:08

Marzia Apice

ANSACheck

La copertina del libro di Michele Mozzati 'Luce con muri. Storie da Edward Hopper ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

La copertina del libro di Michele Mozzati  'Luce con muri. Storie da Edward Hopper ' - RIPRODUZIONE RISERVATA
La copertina del libro di Michele Mozzati 'Luce con muri. Storie da Edward Hopper ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

MICHELE MOZZATI, LUCE CON MURI.
    STORIE DA EDWARD HOPPER (Skira, pp.64 13,50 Euro).
    "Se potessi esprimerlo con le parole non ci sarebbe più nessuna ragione di dipingerlo", diceva Edward Hopper sulla sua pittura. Eppure proprio con le parole Michele Mozzati nel suo libro Luce con muri (Skira) è riuscito a rievocare le suggestioni che scaturiscono guardando le tele del grande pittore americano. Il segreto dello scrittore, autore teatrale e televisivo (qui per una volta 'scoppiato' dallo storico partner Gino Vignali) è stato inventare storie semplici, ma misteriose e piene di emozioni, partendo proprio dalle opere di Hopper. Dieci racconti 'suggeriti' per così dire da altrettanti quadri, tutte storie sganciate da epoche e luoghi precisi e raccontate per il puro piacere di compiere "un viaggio dell'anima". Nessuna analisi tecnica delle tele, ma la 'fotografia' di tanti dettagli: dalla luce che filtra dalle persiane di High Noon (1949) alla ragazza in rosso di South Carolina Morning (1955), dagli sgabelli vuoti e occupati al bancone del bar di Nighthawks (1942) alla gente piena di vita di People in the Sun (1960), fino a quella porta aperta sul blu del mare e del cielo in Rooms by the Sea (1951), c'è il mondo di Hopper con la sua solitudine e lo straniamento, ma anche con la bellezza dei suoi silenzi e quel tempo cristallizzato nella magia luminosa dei suoi colori. "Non sono io che ho scelto i quadri, sono loro ad aver scelto me", ha detto all'ANSA Michele Mozzati durante la presentazione del libro, che si è svolta al Vittoriano, dove fino a febbraio è allestita la mostra dedicata a Hopper. "mi piacerebbe riuscire a trasmettere ai miei lettori l'idea della pittura e dell'arte figurativa come qualcosa adatta a tutti, non solo agli esperti.
    E mi piacerebbe che tutti tornassimo un po' bambini di fronte a un quadro, lasciandoci emozionare e facendoci trascinare alla fantasia". Leggendo le storie ciò che sorprende è la grande capacità descrittiva, frutto di un'osservazione che si prende il suo tempo, come se soltanto una contemplazione del quadro lenta e profonda potesse restituirne l'atmosfera. E i lavori di Hopper trasformati in parole restituiscono la loro capacità espressiva attraverso Linda, Emma, Irene, Rudy, Richard, Guglielmo e tutti gli altri nomi scelti dall'autore per i suoi protagonisti. "Questo lavoro sembra una cosa apparentemente diversa da quello che faccio di solito", ha proseguito Mozzati, "ma il comico è l'altra faccia del tragico. Qui forse non c'è il tragico, ma c'è la vita". "Scrivo per fare i conti con me stesso", ha aggiunto, "ognuno di noi dovrebbe provare a vivere il proprio tempo senza perdere il senso della profondità: per questo mi piacerebbe che il libro fosse una sorta di autocoscienza".
   

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