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Referendum, un no per la democrazia

Referendum, un no per la democrazia

Pericoli e tranelli della nuova riforma secondo Rodotà

ROMA, 13 novembre 2016, 12:36

Marzia Apice

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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STEFANO RODOTÀ, DEMOCRAZIA E COSTITUZIONE. PERCHÉ DIRE NO ALLA RIFORMA BOSCHI E COSTRUIRE UNA POLITICA COSTITUZIONALE (Castelvecchi, pp. 90, 12,50 Euro). Ieri l'ANSA ha pubblicato una presentazione di AA.VV. PERCHÉ SÌ. LE RAGIONI DELLA RIFORMA COSTITUZIONALE (Editori Laterza, pp.136, 10 Euro).
    Una riforma fatta in totale "povertà culturale", "assenza di memoria storica", "manipolazione dell'informazione". E poi la questione centrale: la consegna ai cittadini di un testo costituzionale provvisorio e incerto, che mette a rischio i diritti del popolo. E' questo ciò a cui andrà incontro l'Italia se al prossimo referendum del 4 dicembre sarà approvata la riforma costituzionale proposta dal ministro Maria Elena Boschi e dal Governo. Non le manda certo a dire Stefano Rodotà nel libro Democrazia e Costituzione (Castelvecchi), in cui espone i motivi per i quali in risposta al quesito referendario le ragioni del no dovrebbero prevalere su quelle del sì. In un contesto in cui "la politica appare come l'ancella dell'economia" e "costituzioni e diritti appaiono un impaccio" le garanzie per i cittadini sarebbero in serio pericolo, e dire sì al referendum aggraverebbe solo la situazione: partendo dal presupposto che "la storia della Repubblica non è una zavorra da buttare via senza un fremito", l'autore espone senza remore il suo pensiero, argomentandolo con serietà e coerenza.
    Innanzitutto Rodotà smentisce che la riforma comporti una semplificazione legislativa, dal momento che si moltiplicano i "procedimenti ai quali è associato il Senato". Il giurista nega anche la prospettiva di minori spese, che definisce "una furba strizzata d'occhio alla peggiore antipolitica". In tema di rappresentanza e partecipazione, quello che la riforma prevede è il rischio di abbandonare il pluralismo costituzionale con il disegno di una "Camera ipermaggioritaria" che permetterebbe al Governo di "dominare" sul Parlamento. Quanto al Senato poi, esso diventerebbe "irrilevante", un luogo di negoziazione in cui le varie istanze rappresentate sarebbero troppo spezzettate per ricomporsi in un disegno unitario. Rodotà propone al lettore l'opportunità di farsi una propria idea a partire da un discorso più ampio, non legato a smontare punto per punto la riforma nel dettaglio, ma in cui trovano posto parole come 'responsabilità', 'morale', 'disciplina' e 'onore' (soprattutto per chi ricopre incarichi pubblici) e riflessioni che rimandano alla necessità di prevedere per l'Italia la nascita di una vera 'politica costituzionale'. Una politica cioè che "ricostruisca il nesso tra le varie parti della Costituzione" e che riporti le grandi questioni individuali e sociali al centro dell'agenda del Parlamento. Nonostante l'innegabile sforzo per rendere il linguaggio quanto più possibile accessibile e chiaro, è indubbio che Rodotà richieda al lettore di approcciarsi al libro con una certa concentrazione. Per chi volesse saperne di più sui temi del libro, in appendice vengono riportati anche la riforma costituzionale in sintesi (a cura di Gaetano Azzariti) e il testo di legge costituzionale.
   

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