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Barbujani, siamo tutti africani

Barbujani, siamo tutti africani

storia e genetica per raccontarci che concetto di razza è falso

ROMA, 10 ottobre 2016, 11:05

Paolo Petroni

ANSACheck

libro del giorno - RIPRODUZIONE RISERVATA

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libro del giorno - RIPRODUZIONE RISERVATA

 GUIDO BARBUJANI, ''GLI AFRICANI SIAMO NOI'' (LATERZA, pp. 140 - 15,00 euro).
    ''Ogni naturalista che abbia avuto la sfortuna di intraprendere la descrizione di un gruppo di organismi altamente variabili...., se dotato di cautela, finirà per riunire tutte le forme che sfumano l'una nell'altra in una stessa specie, perché dirà a se stesso che non ha alcun diritto di dare nomi a oggetti che lui stesso non può definire'': con questa citazione di Darwin, Guido Barbujani chiude il proprio saggio sull'idea di razza e la sua realtà secondo i risultati cui è arrivata la scienza di oggi, grazie alla scoperta del Dna e le elaborate capacità di leggerlo.
    Sin dal titolo ''Gli africani siamo noi'' è chiara la conclusione cui arriva questo breve saggio, di godibilissima lettura come possono capire tutti gli estimatori della capacità di scrittura didattiche e narrative di questo scienziato, genetista di fama internazionale, oggi docente all'università di Ferrara e autore di racconti ricchi di ironia come ''Lascia stare i santi'' o il romanzo ''Questioni di razza''. E' infatti chiaro, a chi legga queste pagine, che persino uno come Matteo Salvini, con tutte le sue idee posticce contro gli immigrati in difesa della nostra diversità, è non meno africano di chi sbarca sulle nostre coste con la pelle più o meno nera.
    Barbujani certe differenze esteriori le spiega molto bene scientificamente e la sua ricerca parte da molto lontano nel tempo, da 40 mila e molti più anni fa, per arrivare a concludere che ''Gli africani siamo noi non è uno di quei titoli che si tirano fuori per impressionare gli ingenui, ma è davvero la sintesi la più onesta possibile delle nostre frammentarie conoscenze sull'origine dell'uomo e sulla nostra evoluzione'', di cui sappaimo molte più cose e provate scientificamente di quante ne sapesse Darwin, che pure 150 anni fa, come abbiamo visto, era più che perplesso davanti ai suoi colleghi che cita per nome e vanno da Virey che individua 2 razze a Burke che ne elenca 63. Oggi tutti i genetisti concordano che i nostri antenati siano usciti dall'Africa a più riprese e che siamo un'unica specie, ''compresi i boscimani e gli schiavi neri che qualcuno aveva cercato di tener fuori'' . Questo precisando che col termine razza ieri come oggi si sono intese cose spesso molto diverse, distinzioni che avevano radici sociali o ideologiche che hanno spesso contaminato le conoscenze biologiche, e che quindi in queste pagine si discute solo di ''razza biologica, entità che è possibile studiare con i criteri della scienza''. Se si conclude quindi che c'è solo un'unica specie umana, assieme e facile dire anche che siamo al suo interno tutti diversi, ognuno di noi ha una propria identità somatica, ci sono differenze biologiche. E Barbujani non si tira indietro e affronta e smonta anche il tema del determinismo biologico. Un saggio storico, sociale e scientifico molto complesso, e a semplificare le materie molto complesse si rischia sempre molto (è appunto successo con l'idea di razza) ci avverte l'autore, che quindi articola ogni suo discorso e affermazione con la capacità di chi sa trovare gli esempi e le metafore giuste per farsi capire anche dal lettore comune. Uno scienziato, dice Barbujani, ''deve mettere le proprie competenze a disposizione di tutti, di chi ne ha bisogno, sforzandosi di rendere comprensibili i propri risultati'', così, ''per chi studia le differenze tra gli esseri umani, la responsabilità è anche quella di ripetere , a costo di risultare fastidiosi, che nella nostra specie non c'è alcuna giustificazione razionale e nessuna utilità pratica per continuare a tenere in vita il concetto di razza, e tanti ottimi motivi per abbandonarlo una volta per sempre''.
   

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