Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Chaimaa, la mia sfida contro l’Isis

Chaimaa, la mia sfida contro l’Isis

La storia di una musulmana-italiana che sogna l'integrazione

ROMA, 27 settembre 2016, 12:21

Marzia Apice

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

- RIPRODUZIONE RISERVATA
- RIPRODUZIONE RISERVATA

 CHAIMAA FATIHI, NON CI AVRETE MAI.
    LETTERA APERTA DI UNA MUSULMANA ITALIANA AI TERRORISTI (Rizzoli, pp. 182, 15 Euro). Si apre con la dedica alle vite spezzate di Valeria Solesin e Giulio Regeni, e a tutti quei popoli "che ricercano libertà, pace e giustizia" il libro Non ci avrete mai (Rizzoli), scritto da Chaimaa Fatihi, studentessa di legge di 23 anni, nata in Marocco e cresciuta in provincia di Mantova.
    Spiegare quanto l'avere "un'identità plurale" la faccia sentire più ricca proprio in virtù del suo essere metà marocchina e metà italiana è uno degli obiettivi del libro, nato in seguito alla lettera finita sui giornali che Chaimaa ha scritto a caldo ai terroristi dell'Isis, dopo la strage del Bataclan. Ma la sfida più grande l'autrice la lancia proprio agli assassini che seminano morte in nome di quell'Islam che è religione "fondata sulla gentilezza, sulla libertà, sull'educazione e sulla giustizia, sui valori del rispetto e della cura": è a loro che dice di stare attenti, perché, scrive, "vi faremo vedere quanto è potente, unita, grandiosa la cittadinanza europea, uomini e donne liberi". Fiera di essere musulmana e della scelta (presa in piena libertà, ci tiene a sottolineare) di indossare il suo 'hijàb' (il velo che copre i capelli e lascia scoperto il volto), Chaimaa delegittima i terroristi che uccidono urlando "Allah è grande", e dice loro che lei non ha paura di combatterli con la parola e con l'informazione. Ma con altrettanta forza afferma che la richiesta fatta dagli Occidentali al popolo musulmano dopo ogni attentato di scendere in piazza e dimostrare chiaramente il proprio sdegno "è assurda e priva di ogni senso", perché non c'è "nessuno che chieda agli italiani di condannare i delitti di mafia". Da queste premesse, l'autrice inizia il suo racconto, con la passione e l'ingenuità di chi ha 20 anni e sente chiara la voglia di costruirsi il proprio avvenire. La sua storia inizia con l'arrivo in Italia all'età di 6 anni, dove ad attenderla c'è il suo papà. Poi il racconto prosegue passando dalle prime difficoltà per integrarsi a scuola all'amore per la religione, dal sostegno dei genitori alla decisione di impegnarsi per i musulmani-italiani come lei, entrando a far parte dell'Associazione Giovani Musulmani d'Italia di cui oggi è delegata nazionale. Mescolando il tè alla menta, che le ricorda da dove viene, agli studi del diritto italiano, perché è l'Italia il Paese dove vive e vuole lavorare, Chaimaa lascia sullo sfondo i due estremi negativi del suo racconto (il terrorismo da una parte, e dall'altra i pregiudizi razzisti di chi crede che ogni musulmano sia un fondamentalista) e si concentra da ciò che è più importante: credere fermamente nella speranza di una convivenza di pace, che veda rispettata ogni diversità culturale e religiosa, combattendo paura, indifferenza e rassegnazione. Secondo l'autrice costruire un percorso di integrazione non sarà facile ma è possibile, a patto però che i giovani come lei ne siano i protagonisti.
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza