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40 anni Bar sport di Stefano Benni

40 anni Bar sport di Stefano Benni

A Festivaletteratura Mantova con Pennac e #Luisonaday

ROMA, 31 agosto 2016, 11:59

Elisabetta Stefanelli

ANSACheck

La copertina di Bar Sport di Stefano Benni - RIPRODUZIONE RISERVATA

La copertina di Bar Sport di Stefano Benni - RIPRODUZIONE RISERVATA
La copertina di Bar Sport di Stefano Benni - RIPRODUZIONE RISERVATA

STEFANO BENNI, 'BAR SPORT' (FELTRINELLI, PAG. 135, EURO 14,00). ''Quasi tutti sanno che Bar Sport non è il mio libro preferito'', scrive Stefano Benni, ''so che la mia scrittura si è molto allontanata dai meccanismi comici, semplici e efficaci di quel libro, scritto a 26 anni''.
    E oggi l'autore si augura che Bar Sport ''invogli qualcuno ad avvicinare altri miei libri, anche se fanno ridere meno e sono più 'complicati'. Prometto - scrive - che se ne leggete qualcuno in più, parlerò sempre bene di Bar Sport'' contando sull'affetto di più di una generazione di fan che ne hanno fatto un libro di culto. Insomma a quarant'anni da quel 1976 in cui Bar Sport segnò il suo esordio in libreria - il primo e l'ultimo volume pubblicato da Mondadori, per l'autore Feltrinelli - è lo stesso Benni a prendere con il beneficio del dubbio un testo che è stato uno dei più grandi successi editoriali di questi anni, con all'attivo 34 edizioni e un milione di copie vendute, e un film che porta il suo nome nel 2011 con la regia di Massimo Martelli e Claudio Bisio tra i protagonisti.

In questo non si smentisce Benni, nella sua perseveranza dell'ironia sgradevole, che è una delle chiavi portanti della comicità di Bar Sport, a partire da quella oramai mitica Luisona, l'enorme, sproporzionata pasta andata a male dopo lunghi anni nella vetrina che prima o poi aveva in sorte di avvelenare qualcuno. Questo Benni voleva fare, avvelenare i suoi lettori in un tempo già amaro, quasi come antidoto ad anni difficili nella sua Bologna. E in questo forse Bar Sport, 40 anni dopo, ha ancora la sua attualità: la tragicommedia di un'Italia cinica e disincantata che allora si riuniva al bar per parlare di calcio, adesso non si sa più dove si riunisce, ma nel chiuso degli appartamenti, sul divano, non è meno capace di cattiverie magari sfogate sul web. C'era però in quel libro, il disincanto e la freschezza della giovane età - Benni aveva appena 26 anni e si sente - con la cultura ancora un pò didascalica da liceale, e il gusto infantile della battuta o il tratto grosso nel disegnare personaggi e luoghi: dal tecnico, al professore, dal Bovinelli-tuttofare al ''temuto'' bimbo del gelato, dal nonno suonato che guarda la tv spenta e ride, al playboy da bar e tanti altri.

Tutti chiusi in quella narrazione sincopata, un pò nevrotica, che lascia sempre il lettore interdetto, spiazzato. In ogni caso Stefano Benni non ha perso la voglia di parlarne e promette di vendicarsi con la sua ''nemica'' la Luisona, come lui invecchiata in un mondo di ''minimalisti depressi'': lo farà al Festivaletteratura di Mantova, dove il 7 settembre sarà la volta del #Luisonaday, mentre domenica 11 settembre tornerà a parlarne, insieme a Daniel Pennac, di quell'''odiato'' Bar Sport un po' invecchiato da cui però tutto è iniziato. 
   

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