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Elido Fazi e 'La bellezza di esistere'

Elido Fazi e 'La bellezza di esistere'

L'editore si racconta in un libro dedicato a Valentino Zeichen

ROMA, 08 agosto 2016, 12:49

Mauretta Capuano

ANSACheck

La copertina del libro di Elido Fazi 'La bellezza di esistere ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

La copertina del libro di Elido Fazi  'La bellezza di esistere ' - RIPRODUZIONE RISERVATA
La copertina del libro di Elido Fazi 'La bellezza di esistere ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

ELIDO FAZI, LA BELLEZZA DI ESISTERE (FAZI, PP 188, EURO 18). La poesia si mescola alla prosa dando al racconto un respiro più autentico nel nuovo libro di Elido Fazi 'La bellezza di esistere' che arriva in libreria dopo 'L'amore della luna' e 'Bright Star' sulla vita di John Keats. Dedicato a Valentino Zeichen, il poeta morto recentemente, del quale Fazi è stato amico ed editore e con il quale ha condiviso fino all'ultimo riflessioni e pensieri sulla bellezza, il nuovo libro è in fondo un'autobiografia che si ferma al momento in cui Elido decide di diventare editore, di creare la fortunata casa editrice a cui ha dato il suo nome.
    Attraverso flashback avanti e indietro nel tempo, Fazi mostra la sua natura di imprenditore, economista, scrittore ed editore.
    Si rivede ragazzo nel borgo delle Marche, Quintodecimo, in cui è cresciuto e poi rivive gli anni a Londra, quando lavorava alla società di informazioni economiche Business International e dove c'era un giovane editor di colore, Barry, il cui vero nome era Barack che "si vedeva subito - dice - che era particolarmente ambizioso". E poi la vita con la prima moglie inglese, Kathy, e i figli.
    Le emozioni più forti sono quelle degli anni di formazione, il rapporto con i genitori, con la madre che gestiva un negozio, con gli amici di Quintodecimo, come il "pigro" Quirino, "Mario Matto" e Talù con cui giocava a carte. "Quintodecimo. Sempre Quintodecimo nella mia testa. Mi rendo conto che più passano gli anni, più mi si ingigantisce il ricordo dei miei primi diciotto anni passati lì, in fondo a una valle di fianco al fiume Tronto" dice Fazi del luogo dove è nato il 6 gennaio del 1952. Poi ci sono gli amici del cuore, il pittore russo Yuri e il poeta Gino, chiaramente Scartaghiande anche se non c'è mai un accenno al cognome. "Da qualche mese Gino sta dedicando gran parte del suo tempo a organizzare il viaggio della poetessa Amelia Rosselli che vuole andare a Mosca a chiedere asilo politico" racconta nel libro Fazi di quegli anni. E gli amori, i tradimenti, la fuga della moglie, la riconciliazione e un nuovo distacco in una continua altalena di alti e bassi durante i quali nascono tre figli. Siamo fra la fine degli anni Ottanta e l'inizio dei Novanta e il protagonista è un uomo alla soglia dei quarant'anni, con i primi peli bianchi sulla barba, che guardando indietro cerca di capire meglio il presente e il futuro. Un uomo che si è portato sempre dentro i luoghi dell'infanzia. Posti e atmosfere che ora, in una giornata d'agosto, guarda affacciato alla ringhiera di ferro della sua terrazza ripensando agli anni in cui era bambino: "Oh poter tornare a nascere e camminare,/Già trovata la nascosta via!/E tornare a sentire nella nostra mano,/Quel dolce palpitare della mano buona/Di nostra madre".
    Nel raccontarsi Elido non nasconde contraddizioni, sbalzi umorali, malinconie e vitalità ma soprattutto riesce a parlare di quella Bellezza che è una scommessa di vita e che porta direttamente alla poesia da cui Fazi non si è mai allontanato.
    Il libro si chiude con una lettera a Yuri al quale annuncia: "Sto pensando seriamente di aprire una casa editrice".
   

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