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Roma e le scoperte mai raccontate

Roma e le scoperte mai raccontate

Da Tomba Gladiatore a Caligola a pezzi nel libro di Laura Larcan

ROMA, 03 agosto 2016, 11:49

Daniela Giammusso

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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LAURA LARCAN, ''ROMA, LE SCOPERTE MAI RACCONTATE'' (CartaCanta Editore, pp. 174 - 13,00 euro)

La tomba del Gladiatore, le scarpe sotto la Piramide, il teatro di Commodo, il topolino che abitava nella testa di Apollo e poi l'uomo con la mandibola fusa al cranio o Zeus riemerso durante uno scavo ''per fiction''. Roma è una città che riesce ancora a sorprendere. Dove anche la banale operazione di sostituire le rotaie di un tram può trasformarsi in un'avventura archeologica degna delle migliori imprese di Indiana Jones. A raccontarlo è Laura Larcan, firma delle colonne del Messaggero e da sempre appassionata esperta di beni culturali, oltre che vincitrice del Premio Personalità europea 2014 per il giornalismo e dell'Arghil Uomo europeo 2014, oggi autrice anche di ''Roma, le scoperte mai raccontate'' (CartaCanta Editore, pp. 174 - 13,00 euro).

Un volume nato rimettendo insieme i più importanti, inattesi e affascinanti ritrovamenti archeologici di Roma e dintorni di cui la Larcan ha scritto in questi ultimi anni e che testimoniano come all'alba del terzo millennio ''lì sotto'' ci sia ancora un passato (e innumerevoli meraviglie) ancora tutte da scoprire. Si va dal Caligola a pezzi, immensa statua del leggendario quanto folle terzo imperatore di Roma, che la Guardia di Finanza ritrovò su camioncino a Fiumicino prima che svanisse nel nulla del mercato nero e i cui ''tombaroli'' furono poi determinanti per altri sorprendenti ritrovamenti; alla Tomba di Marco Nonio Macrino, generale e amico sodales di Marco Aurelio, riemersa in un cantiere edile a Vitorchiano, per la cui salvezza nel 2008 scese in campo persino Russel Crowe, colpito per quanto quella storia assomigliasse a quella del ''suo'' Gladiatore. O le straordinarie Niobidi scolpite della potente famiglia dei Valeri, la cui dimora era cenacolo di grandi poeti latini, da Albio Tubullo a Ovidio, proprio a due passi dall'aeroporto di Ciampino.

    ''L'archeologia va raccontata con sentimento e pathos - spiega l'autrice - perché ne ha bisogno. A Roma è croce e delizia dei cittadini. Quante volte accade che scavando le tubature dell'Italgas spunta un mausoleo? E allora i lavori si fermano e si accumulano ritardi. Ma la bellezza di Roma, in fondo, è anche questa. Il compito di noi cronisti, magari anche con qualche titolo ad effetto, è spiegare l'importanza e l'eccezionalità delle scoperte, oltre alla bravura di chi vi lavora. Il libro - spiega ancora - vuole essere un omaggio anche ai protagonisti dei ritrovamenti: archeologi, antropologi, speleologi, restauratori, architetti, cuore e motore dell'archeologia romana''.

    In tutto, 11 secoli di storia in 15 episodi raccontati, alcuni ancora in attesa di un destino certo, altri a lieto fine come il mausoleo sotterraneo del Quadraro, i cui stucchi stupefacenti del VI-V secolo a.C, trovati per volontà del destino grazie alla ruota incastrata di un mezzo, saranno presto visibili alle Terme di Diocleziano. Storie che raccontano che anche sotto le borgate e in periferia c'è vita, come per il tesoro di Collatia, principesca necropoli del VII-VI a.C, riemersa a La Rustica con tanto di inestimabili corredi funerari. O che persino il Colosseo, il monumento più conosciuto e studiato d'Italia, probabilmente non smetterà mai di rivelare nuovi segreti, grazie anche alle ultime tecnologie a disposizione. ''L'archeologo oggi - precisa infatti la Larcan - non è più quello con piccozza e pala che scava un buco, ma ha un bagaglio di competenze sofisticatissime. Spesso è anche un 'eroe' perché continua indefessamente il proprio lavoro tra difficoltà e ostacoli enormi''. Il sogno di un cronista? ''Raccontare queste storie e farlo bene - conclude - E a Roma e dintorni la materia prima di certo non manca''.   

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