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I 'Giorni di fuoco' di L.A. di Gattis

I 'Giorni di fuoco' di L.A. di Gattis

Lo scrittore americano ripercorre la guerriglia urbana del 1992

ROMA, 24 marzo 2016, 11:16

Mauretta Capuano

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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    RYAN GATTIS, GIORNI DI FUOCO (GUANDA, PP 410, EURO 22). Ryan Gattis non ha mai dimenticato le immagini in bianco e nero, viste a 13 anni in tv, dei terribili sei giorni di violenza urbana esplosi a Los Angeles nel 1992. A quella guerriglia scatenata dal verdetto di assoluzione dei quattro poliziotti coinvolti nel pestaggio del tassista nero Rodney King, che non si era fermato al loro ordine, lo scrittore americano ha dedicato il suo nuovo romanzo 'Giorni di fuoco', pubblicato da Guanda nella traduzione di Katia Bagnoli, con cui si fa conoscere in Italia.
    "E' stato un momento così scioccante della mia vita, indelebile nella memoria. Così quando mi sono trasferito a Los Angeles, nel 2008, mi è venuto il desiderio di esplorare quegli avvenimenti e la città, dandole tutte le possibili voci che aveva" dice all'ANSA Gattis, 37 anni, che ha lavorato due anni e mezzo al romanzo salutato con favore in America da Joyce Carol Oates e David Mitchell, e ha incontrato molti dei protagonisti. Quarto libro di Gattis, ma primo pubblicato in Italia, l'incendiario romanzo è scandito in sei capitoli viscerali e adrenalinici come quei terribili giorni, con il clou della violenza nel quinto. "E' tutto fiction però è documentato in modo storico. Ci sono tantissimi momenti di verità che vengono fuori nel romanzo dove, come accadde realmente, troviamo esplosioni di incendi in intere zone della città, molte abbandonate dalle forze dell'ordine" spiega l'autore. Al giorno 3, venerdì, è riportata una citazione di Rodney King: "Non potremmo andare tutti d'accordo? Non potremmo smettere di rendere la vita impossibile ai nostri vecchi e ai nostri bambini?".
    La memoria, spiega lo scrittore, "che conservo di quelle immagini da ragazzo è un'esperienza molto diversa dall'essere stati in quei luoghi in quei giorni e aver parlato con le persone che hanno vissuto quegli eventi è stato molto utile per cercare di capire cosa era accaduto realmente". Una rivolta devastante che per le gang criminali è stata un'occasione per regolare i conti in sospeso, lasciando sul campo decine di morti. "Il titolo originale 'All Involved' rimanda proprio a questo. Nello slang significa 'far parte di una gang' ma vuol dire anche 'tutti coinvolti' e in effetti con 11 mila incendi in sei giorni tutta Los Angeles fu coinvolta. La scelta di Guanda si è concentrata sul numero degli incendi e mi sembra un bel titolo, molto giusto" spiega Gattis che alla fine del libro ha scelto di pubblicare anche un glossario. "Sicuramente con la violenza - dice lo scrittore - abbiamo a che fare tutti i giorni ma questo non significa che la percepiamo. Quello che può fare questo romanzo è dare a tutti la possibilità di sentire le conseguenze che possono derivare da un certo tipo di comportamenti. Mi auguro che 'Giorni di fuoco' dia alle persone la possibilità di pensare veramente alle cose che potrebbero trovarsi a vedere. In un quartiere di Los Angeles volevano fa entrare il mio libro nel sistema scolastico per scongiurare le attività illecite delle gang e questo mi ha fatto molto piacere". Grande protagonista del libro è Los Angeles: "compare in ogni pagina del libro. E' in primo piano. Gli ultimi paragrafi sono tutti concentrati sulla città di cui mi interessava mostrare le parti che di solito non si vedono in tv" dice Gattis che è originario di Colorado Springs, ma la sua casa da tempo è Los Angeles e lui si sente "un angelino".
    Confrontarsi con la memoria è anche un modo per capire il nostro presente dove la violenza è diventata una cosa ordinaria.
    "Visto che il passato è tale abbiamo più facilità di comprenderlo con chiarezza. Abbiamo il beneficio degli anni trascorsi. Quel famoso 'senno di poi' può essere di ausilio nel scrivere una storia" spiega Gattis che sta già lavorando ad un nuovo libro e a Los Angeles è membro di UGLARworks, una crew di arte urbana. "Siamo dei graffitari per il comune. Facciamo graffiti - dice - nelle zone in cui vivono comunità più povere.
    Cerchiamo di creare opportunità migliori attraverso l'arte".
   

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